Funzionano e producono regolarmente ormoni le prime ovaie stampate in 3D. Il loro banco di prova è stato l'organismo di un ratto, nel quale sono state impiantate, e il risultato è così incoraggiante da far pensare in futuro alla possibilità di adottare la stessa tecnica nell'uomo in luogo della terapia ormonale sostitutiva prescritta alle donne in menopausa o alle donne costrette alla menopausa precoce dalla chemioterapia.
L'obiettivo ultimo è ripristinare la produzione degli ormoni femminili nel modo più naturale possibile, riducendo al massimo gli eventuali effetti collaterali su densità ossea e peso. Punto di partenza del gruppo di ricerca guidato da Emmanuel Opara sono stati due tipi di cellule delle ovaie: quelle granulose collegate agli ovociti e quelle della struttura che circonda i follicoli ovarici, chiamata teca follicolare. Entrambi i tipi di cellule sono stati incapsulati all'interno di un'ovaia stampata in 3D. Quest'ultima è stata poi trapiantata in femmine di ratto alle quali erano state asportate le ovaie. Una volta impiantate, le ovaie stampate in 3D hanno cominciato a 'dialogare' con l'ambiente biochimico nel quale sono state immerse, nell'organismo dei ratti, e si sono adattate al punto da cominciare a produrre gli ormoni femminili, soprattutto gli estrogeni e poi il progesterone.
La produzione, a livelli bassi e stabili, è stata osservata per 90 giorni. Un risultato positivo che, secondo i ricercatori, costituisce una prova di principio che indica come le ovaie stampate in 3D siano in grado di sostituire gli organi naturali producendo una quantità sufficiente di ormoni. Prima di passare ai test sull'uomo, però, i ricercatori preferiscono raccogliere altri dati con ulteriori esperimenti.
Ovaie stampate in 3D funzionano nei ratti
Producono regolarmente ormoni