"Qualche anno" di lavoro per riuscire a miniaturizzare l'elettronica che controlla la mano bionica, una tecnologia che, con gli opportuni aggiustamenti, potrebbe diventare una sorta di jolly adattabile a molti tipi di protesi, come quelle di mani, braccia e gambe. E' questo l'obiettivo del gruppo di Silvestro Micera, della Scuola Superiore Sant'Anna e del Politecnico di Losanna.
Che i ricercatori siano sulla strada giusta lo ha dimostrato il test di sei mesi nel quale l'italiana Almerina Mascarello ha sperimentato per sei mesi la mano bionica nella vita di tutti i giorni, ossia fuori dal laboratorio, afferrando oggetti e percependoli con il suo sistema nervoso grazie all'elettronica contenuta in uno zainetto come quello che si usa a scuola e del peso di circa tre chilogrammi.
E' stato un passo in avanti importante, ha rilevato Micera, rispetto all'elettronica sperimentata in laboratorio nel 2014 su un uomo danese, grande almeno il doppio e molto più pesante, quindi impossibile da trasportare.
"Oltre alla miniaturizzazione, l'esperimento ha dimostrato che anche la robustezza è quella ottimale per affrontare la vita di tutti i giorni", ha rilevato Micera Il prossimo obiettivo promette di essere quello definitivo, con un sistema impiantabile costituito da un'elettronica esterna delle dimensioni di un piccolo telefonino. "I risultati sono incoraggianti e potremmo davvero immaginare di riuscire a essere sulla buona strada per il primo impianto completo. Tra qualche anno potremo averlo, ci stiamo lavorando".
In qualche anno elettronica 'mini' per protesi impiantabili
Tecnologia 'jolly' per tornare a una vita normale