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Charpentier, riscrivere i geni per combattere le malattie

Le prossime sfide del taglia-incolla il Dna

La tecnica che permette di tagliare e riscrivere precise sequenza del Dna sta aprendo la strada a numerose applicazioni nelle biotecnologie e nella biomedicina (fonte: Wellcome Images)

Redazione Ansa

"La sfida del futuro e' sviluppare la tecnica del taglia-incolla il Dna come una terapia per le malattie genetiche umane": guarda al futuro Emmanuelle Charpentier, una delle 'mamme' della tecnica che permette di riscrivere il codice genetico, la Crispr-Cas9 (Clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats), in Italia per raccontare, nell'Accademia dei Lincei a Roma, gli sviluppi di uno dei piu' importanti strumenti al servizio della biologia nell'ultimo mezzo secolo.

Circondata da studenti che le si stringono intorno per un autografo o una foto, abito nero, atteggiamento serio ma cordiale, la studiosa, il cui nome e' stato inserito dalla rivista Time tra le 100 persone piu' influenti al mondo, ha illustrato le potenzialita' di quella che definisce una "tecnica versatile e potente".

La Crispr-Cas9 e' un sistema di 'forbici molecolari' per tagliare il Dna in punti specifici, ispirato a un meccanismo di difesa immunitaria dei batteri contro i virus. Tanti i risultati di questo strumento di editing genetico: la Crispr ha permesso finora di riscrivere il Dna di due specie di zanzare per 'disarmarle' e impedire loro di diffondere la malaria, e di snidare il virus Hiv dai suoi nascondigli. stata inoltre applicata per osservare le prime fasi della formazione dell'embrione umano.

"La bellezza di questa tecnica - ha spiegato Charpentier - e' offrire uno strumento molto semplice da usare, che permette di rimpiazzare e correggere i geni in un modo molto efficiente, con tantissime applicazioni nelle biotecnologie e biomedicina". Non mancano, pero', le polemiche legate all'utilizzo di questo strumento. Le enormi potenzialita' della Crispr hanno infatti sollevato perplessita' dopo il primo impiego su embrioni umani negli Usa, spingendo un gruppo di 11 organizzazioni scientifiche a lanciare un appello alla cautela per evitarne un uso improprio.

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