Non esisteva, finora, una tecnica così "semplice" per ottenere in laboratorio un 'simil-embrione', ossia una struttura del tutto simile a quella di un embrione umano a pochi giorni dalla fecondazione, sulla quale studiare come si sviluppa un embrione umano, gli incidenti di percorso che possono portare a non attecchire nell'utero, causando aborti spontanei oppure il fallimento degli interventi di fecondazione assistita, o ancora gli errori fatali che possono dare origine a malattie.
Il risultato, pubblicato sulla rivista Cell Stem Cell, è stato ottenuto in Gran Bretagna, dall'università di Exeter in collaborazione con quella di Cambridge e con il finanziamento del Medical Research Council.
Nemmeno un mese fa un risultato simile era stato ottenuto in due ricerche condotte in Australia e negli Stati Uniti, seguendo vie diverse. Quella messa a punto in Gran Bretagna è, dicono gli autori della ricerca, ha il vantaggio di essere una tecnica più "semplice" ed "efficiente". Il primo passo èstato organizzare le staminali in aggregati, nei quali successivamente sono state introdotte due molecole note per influenzare il comportamento delle cellule immature: a distanza di tre giorni, nei piattini di coltura le cellule hanno cominciato a organizzarsi fino a diventare molto simili a una blastocisti, la struttura sferica di circa 200 cellule che si forma a 5- 6 giorni dalla fecondazione. In ciascuna struttura erano inoltre attivi gli stessi geni presenti negli embrioni naturali.
"E un risultato notevole e che apre nuove possibilità entusiasmanti per conoscere l'embrione umano", ha osservato il direttore dell'Istituto per I sistemi viventi dell'Università di Exeter, Austin Smith. Per il responsabile della ricerca, Ge Guo, "la nuova tecnica fornisce un sistema affidabile per studiare lo sviluppo precoce negli esseri umani senza utilizzare embrioni. Questo - ha rilevato - non dovrebbe essere visto come un andare verso la produzione di bambini in laboratorio, ma piuttosto come un importante strumento di ricerca". Questi simil-embrioni permettono infatti di studiare i difetti dello sviluppo embrionale senza dover utilizzare veri embrioni umani né animali. Secondo gli autori della ricerca a beneficiare della tecnica potranno essere le ricerche sulla fertilità, con la possibilità di individuare le condizioni ottimali per ottenere il massimo del successo negli interventi di fecondazione assistita, e quelle che studiano i problemi della gravidanza, dalle complicanze agli aborti.
Il passo successivo della ricerca andrà proprio in questa direzione: l'obiettivo è portare l'embrione sintetico qualche giorno più avanti nello sviluppo, fino al momento in cui gli embrioni naturali assumono le caratteristiche per impiantarsi nell'utero, e osservare che cosa accade in questa fase cruciale, che molti embrioni non riescono a superare.
Ottenuto in provetta un embrione umano di 6 giorni
Importante per studiare i problemi della fertilità e dello sviluppo