Tutto da rifare nella caccia al capostipite della linea evolutiva che ha portato fino agli esseri umani: il buffo e microscopico fossile di Saccorhytus risalente a 500 milioni di anni fa, simile a un Minion travestito con una tutina di spine, appartiene in realtà a un altro albero evolutivo. Lo dimostra, a cinque anni dalla sua scoperta, uno studio pubblicato sulla rivista Nature da un team internazionale guidato dall'Università di Bristol.
Saccorhytus, chiamato così proprio a causa del suo aspetto simile a un sacchetto, era un organismo marino grande appena un millimetro: privo di ano, era dotato di una bocca enorme circondata da escrescenze simili a spine e cavità che inizialmente erano state interpretate come pori per le branchie, dunque un carattere primitivo del gruppo dei deuterostomi (organismi con bocca e ano opposti).
Tuttavia una più accurata analisi dei fossili provenienti dalla Cina ha mostrato che le cavità intorno alla bocca non sono altro che la base di spine che il fossile avrebbe accidentalmente perso. Le spine intorno alla bocca "avrebbero aiutato Saccorhytus a catturare e trasformare le sue prede", spiega Huaqiao Zhang dell'Istituto di geologia e paleontologia di Nanchino. L'antico organismo potrebbe dunque appartenere al gruppo degli ecdysozoa ed essere un lontano parente di vermi nematodi e artropodi come ragni e granchi.
"I fossili possono essere piuttosto difficili da interpretare e Saccorhytus non fa eccezione", commenta la ricercatrice Emily Carlisle dell'Università di Bristol. "Abbiamo dovuto usare un sincrotrone, un particolare tipo di acceleratore di particelle, come base per la nostra analisi dei fossili. Il sincrotrone fornisce raggi X molto intensi che possono essere utilizzati per acquisire immagini dettagliate. Abbiamo preso centinaia di immagini a raggi X con angolazioni leggermente diverse e abbiamo utilizzato un supercomputer per creare un modello digitale 3D dei fossili che rivela le minuscole caratteristiche delle loro strutture interne ed esterne".