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Svelata la chiave che attiva la prima linea di difesa del cervello

Apre a terapie per dolore causato da chemioterapia e malattie neurodegenerative

Immagine al microscopio a fluorescenza della microglia (fonte: Istituto Italiano di Tecnologia - IIT)

Redazione Ansa

Svelato il meccanismo-chiave che permette di attivare e disattivare la prima linea di difesa del cervello, formata dalle cosiddette cellule della microglia: la scoperta getta le basi per nuovi trattamenti contro il dolore causato dalla chemioterapia, ma potrebbe aprire la strada anche a cure per ridurre l’infiammazione in malattie neurodegenerative come Parkinson e Alzheimer. Lo studio, cell.com/cell-reports/fulltext/S2211-1247(23)00115-8?_returnURL=https%3A%2F%2Flinkinghub.elsevier.com%2Fretrieve%2Fpii%2FS2211124723001158%3Fshowall%3Dtrue#%20">pubblicato sulla rivista Cell Reports, è guidato dall’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), in collaborazione con l’Università Sapienza di Roma e l’americana Columbia University.
La microglia è una tipo di cellula presente nel cervello, che difende il sistema nervoso da ciò che potrebbe danneggiarlo, come patogeni, cellule tumorali o infiammazione. Quando non sono presenti minacce, le cellule della microglia si trovano in uno stato inattivo o ‘di sorveglianza’ caratterizzato da una forma ramificata, che permette proprio di sorvegliare l’ambiente circostante alla ricerca di segnali di pericolo. In caso di minaccia, la microglia passa al suo stato attivo, dove assume una forma più tondeggiante.
I ricercatori coordinati da Silvia Di Angelantonio hanno scoperto proprio il meccanismo che permette il passaggio tra queste due conformazioni: la chiave sta nei cosiddetti ‘microtubuli’, elementi fondamentali per dare la forma alle cellule, che cambiano disposizione attivando o disattivando le cellule. La microglia che rimane bloccata nello stato attivato, però, contribuisce all’infiammazione cerebrale e alla progressione di malattie neurodegenerative come Parkinson e Alzheimer ed è implicata nello sviluppo del dolore causato dalla chemioterapia, che distrugge i microtubuli.
“Il futuro sarà lo sviluppo di nuovi approcci terapeutici mirati a modulare in maniera specifica i cambiamenti dei microtubuli della microglia, senza andare a intaccare le altre cellule”, afferma Di Angelantonio. “Questo nell’ottica di prevenire o contrastare l’attivazione patologica della microglia: siamo solo all’inizio di questo percorso, ma ci stiamo muovendo”.
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