Condividere le informazioni, incoraggiare la ricerca e diffonderne i risultati, promuovere programmi di prevenzione a livello locale e globale: solo così si potranno combattere in modo efficace le prossime minacce globali per la salute e le conseguenze che potranno avere sull'economia e la società. E' l'appello che le Nazioni Unite lanciano oggi, in occasione della Giornata internazionale di preparazione alle pandemie.
Era stata la stessa organizzazione internazionale a proporre la Giornata nel dicembre 2020, nel pieno della pandemia di Covid, la seconda di questo secolo dopo quella di influenza H1N1 del 2009. A tre anni da quella decisione, e nonostante le sollecitazioni arrivate più volte dal mondo della ricerca, c'è ancora moltissimo da fare. "C'è un urgente bisogno di avere sistemi sanitari robusti e resilienti, in grado di raggiungere chi è più vulnerabile o si trova in situazioni vulnerabili", osserva l'Onu sul suo sito.
Le pandemie, prosegue, "minacciano di sopraffare i sistemi sanitari già sovraccarichi, di interrompere le catene di approvvigionamento globali e di causare una devastazione sproporzionata dei mezzi di sussistenza delle persone, compresi donne e bambini, e delle economie dei Paesi più poveri e vulnerabili". Per questo motivo è indispensabile prepararsi. Se questo non sarà fatto, si legge, "in assenza di un'attenzione a livello internazionale, le future epidemie potrebbero superare quelle avvenute in passato in intensità e gravità".
Come più volte hanno sottolineato esperti di tutto il mondo, anche l'Onu osserva che "c'è un grande bisogno di sensibilizzazione, di scambio di informazioni, di conoscenze scientifiche e di migliori pratiche, accanto a istruzione di qualità e programmi di sensibilizzazione sulle epidemie a livello locale, nazionale, regionale e globale". In questo coro di contromisure ha un ruolo di primo piano l'approccio One Health, attento alla fitta rete di relazioni che collega la salute umana a quella animale e dell'ambiente.
Nel settembre 2021 si erano espresse in modo analogo le Accademie scientifiche dei Paesi del G20, in un documento in cui invitavano i Governi a finanziare le istituzioni sanitarie nazionali e Internazionali, indicavano la necessità di creare e finanziare una rete internazionale di istituti nazionali per le malattie infettive e sollecitavano un migliore coordinamento internazionale sulla ricerca biomedica. L'idea era di gettare le basi per un accordo internazionale sulla preparazione e la gestione delle pandemie.
Della necessità di un trattato internazionale per affrontare le future pandemie aveva parlato nel novembre 2022 anche il Nobel Giorgio Parisi: "La preparazione alle pandemie deve iniziare molto prima di una nuova pandemia", aveva detto. Ancora nel marzo 2023 l'Accademia dei Lincei ha sollecitato azioni a livello internazionale, come il potenziamento dei laboratori e delle strutture specializzate nel sequenziare il genoma dei virus, il coordinamento internazionale di azioni come deforestazione e l'allevamento di animali, la trasparenza nella condivisione dei dati e nella comunicazione. A tornare sulla necessità di prepararsi in tempo è stato, nell'ottobre 2023, l'immunologo Anthony Fauci, preoccupato che la mancanza di memoria collettiva possa diventare l'arma più potente della prossima pandemia.
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