Dalle minoranze etniche agli anziani, passando dalle differenze di reddito: dall'analisi del Dna di popolazioni spesso trascurate sono state emerse 275 milioni di varianti genetiche finora sconosciute. E' uno dei traguardi raggiunti grazie a 'All of Us', il programma di ricerca internazionale che punta ad ampliare le banche genetiche e i cui risultati sono stati nature.com/articles/s41586-023-06957-x">pubblicati in cinque articoli sulle riviste Nature, Communications Biology e su Nature Medicine.
"In questi anni una serie di importanti miglioramenti tecnologici ha reso possibile sequenziare l'intero genoma di un individuo in poco tempo e a bassi costi, permettendo così di realizzare delle grandi banche dati", ha detto all'ANSA Marco Pierotti di Cogentech, società benefit dell'Istituto di Oncologia Molecolare di Fondazione Airc - Ifom. "Ma in queste banche di dati esistono dei bias relativi alla popolazione considerata". Si tratta infatti di dati relativi quasi esclusivamente a persone di Paesi industrializzati, soprattutto indoeuropei, bianchi di classe sociale media o elevata, mentre pochi sono i dati relativi alle minoranze etniche. Un problema che può ripercuotersi sull'efficacia di nuovi farmaci, terapie o strumenti di screening.
"Questi metodi - ha aggiunto Pierotti - hanno permesso, ad esempio, di completare un vasto studio sull'insorgenza del cancro alle ovaie e al seno analizzando l'intero Dna di 10.000 donne che lo avevano sviluppato e di fare lo stesso su un analogo gruppo di quasi altre 10.000 donne , simile per età, condizioni fisiche, gruppo etnico, che non aveva invece sviluppato il cancro".
Mettendo a confronto il Dna dei due gruppi, è stato così possibile scoprire 313 marcatori, ossia piccole sequenze di Dna che hanno un ruolo nello sviluppo di quella particolare forma di tumore.
"In questo modo diventa possibile, per esempio, cercare la presenza dei marcatori in un soggetto e capirne il livello di rischio, dunque, poter essere più precisi anche nel pianificare gli screening", ha aggiunto il ricercatore italiano. Si tratta dei cosiddetti rischi poligenici, ossia la possibilità di sviluppare una malattia dovuta alla presenza combinata di una serie più o meno ampia piccole mutazioni genetiche.
Ma tutto questo è attendibile solo se quella tipologia di paziente è presente nella banca dati iniziale. Per cercare di eliminare questo errore di fondo è nato All of Us, il progetto che punta ad aggiornare le banche genetiche esistenti con il Dna completo di migliaia di americani delle categorie sottorappresentate, che includono gruppi etnici e razziali (46%), persone che vivono in povertà (26%) e anziani (28%). Una prima tranche di 2.500 genomi è stata appena completata e sono subito emerse 275 milioni di nuove varianti finora poco note, associate a fattori di rischio per alcune malattie, dai tumori al diabete di tipo 2.
E' un risultato che promette di migliorare notevolmente la capacità di predizione di eventuali alti rischi di sviluppo di una patologia grave anche nei soggetti che finora erano scarsamente rappresentati nelle banche dati. Tuttavia, sottolineano gli autori della ricerca, per poter arrivare a un tasso accettabile di completezza, sarà necessario allargare la platea dei genomi ad almeno 25mila Dna completi.
Dal Dna delle minoranze la spinta verso diagnosi più precise
Nel genoma di anziani e poveri scoperte 275 milioni di varianti