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Sono le cellule sane a mantenere in allerta le difese immunitarie

La scoperta apre a nuovi farmaci per stimolare l'immunità

Le cellule immunitarie devono rimanere vigili anche quando non c'è un attacco in corso (fonte: freepik)

Redazione Ansa

Sono le cellule sane a mantenere in allerta e pronte a intervenire le difese immunitarie del corpo anche quando non c’è nessun aggressore in vista: ciò permette alle cellule immunitarie di essere attivate con tempestività in caso di attacco, utilizzando esattamente lo stesso meccanismo di segnalazione. Lo ha scoperto lo studio pubblicato sulla rivista Nature Immunology e guidato dal Centro di ricerca Cemm per la medicina molecolare dell'Accademia austriaca delle scienze. Grazie a questa informazione, si apre la possibilità di mettere a punto nuovi farmaci per migliorare selettivamente l’attenzione del nostro sistema immunitario, e si getta anche nuova luce su diverse patologie che lo coinvolgono.

Quando un virus infetta una cellula, questa rilascia molecole di segnalazione che pongono le difese immunitarie in modalità di attacco. Quando non c’è una minaccia immediata, invece, le cellule immunitarie devono rimanere vigili e, allo stesso tempo, non causare danni attraverso attività non necessarie, come avviene invece nelle malattie autoimmuni: un delicato equilibrio i cui meccanismi non sono ancora del tutto compresi. Per far luce sulla questione, i ricercatori coordinati da Christoph Bock hanno effettuato esperimenti su topi geneticamente modificati.

I risultati mostrano che la stessa via di segnalazione che attiva le cellule immunitarie in caso di infezione, le mantiene anche in stand-by quando non ci sono attacchi in corso. In questo modo, quando incontrano un agente patogeno, le cellule devono solo aumentare l’intensità dei segnali: un meccanismo molto più veloce ed efficiente rispetto all’attivazione di una via di segnalazione completamente diversa. “Il nostro studio fornisce nuove informazioni sul ruolo del sistema immunitario”, commenta Mathias Müller dell’Università di Medicina Veterinaria di Vienna, co-autore dello studio: “non solo reagisce agli attacchi, ma si mantiene anche in allerta senza causare danni inutili”.

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