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Bastano due geni per ottenere pomodori più grandi e dolci

Bloccati grazie alla tecnica Crispr

Bloccando due geni sono stati ottenuti pomodori più dolci, senza rinunciare alla grandezza (fonte: Pixabay)

Redazione Ansa

Due geni sono sufficienti per ottenere pomodori più dolci, senza rinunciare alla grandezza e alla resa: il risultato è com/articles/s41586-024-08186-2">pubblicato sulla rivista Nature e guidato dall’Accademia Cinese delle Scienze Agrarie, che ha utilizzato la Crispr, la tecnica taglia-e-cuci del Dna premiata con il Nobel, per bloccarli, ottenendo frutti con un contenuto di zuccheri fino al 30% più elevato e stesso peso. Il risultato fa luce sui meccanismi genetici e molecolari alla base della tanto inseguita dolcezza nel pomodoro e, dal momento che i due geni sono presenti anche in molte altre specie vegetali, la tecnica potrebbe essere applicata anche ad altre colture.

Pomodori più dolci sono preferiti dalla maggior parte dei consumatori, ma anche dall’industria, dal momento che un contenuto di zucchero più elevato aumenta il valore economico del prodotto. Tuttavia, nel corso dei secoli i coltivatori hanno dato la priorità alla dimensione dei frutti, che sono infatti diventati da 10 a 100 volte più grandi rispetto ai loro antenati selvatici, ma questa selezione è andata a scapito della dolcezza. Recuperare questa caratteristica si è poi rivelato impegnativo, poiché piante più dolci danno spesso frutti più piccoli e meno numerosi.

Confrontando diverse specie di pomodori coltivate e selvatiche, i ricercatori coordinati da Sanwen Huang sono riusciti a identificare due geni, SlCDPK27 e SlCDPK26, che risultano i regolatori chiave del processo di accumulo dello zucchero nel frutto. In particolare le proteine prodotte dai due geni degradano l'enzima responsabile della produzione del saccarosio. Gli autori dello studio hanno quindi silenziato i due geni utilizzando la  Crispr e in questo modo fanno ottenuto pomodori dolci che mantengono le loro dimensioni. L’unico ‘effetto collaterale’ riscontrato riguarda i semi, che sono risultati pochi e più leggeri rispetto ai frutti non modificati, anche se la loro salute e la capacità di germinare sono rimaste inalterate.

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