È stato individuato un forte legame tra 22 pesticidi e diserbanti usati in agricoltura e l’incidenza del tumore alla prostata, la forma di tumore più comune per gli uomini. Per tre di queste sostanze, come il diserbante 2,4-D, si avevano già prove di un possibile collegamento, mentre gli altri 19 non erano mai stati accostati prima d’ora a questa malattia. La scoperta, pubblicata sulla rivista Cancer, si deve allo studio della Scuola di Medicina dell’Università americana di Stanford, ed evidenzia la necessità di ulteriori indagini su questo tema per confermare il risultato e mettere a punto interventi adeguati.
I ricercatori guidati da Simon John Christoph Soerensen hanno analizzato i possibili effetti di 295 pesticidi e diserbanti in tutti gli Stati Uniti, tenendo conto che tra l’esposizione alle sostanze e la comparsa del tumore, che ha una crescita notoriamente molto lenta, possono passare anche molti anni. Tra le 22 sostanze che hanno mostrato un’associazione diretta con l’incidenza della patologia, 4 sono risultati collegati anche alla mortalità per la stessa tipologia di cancro: 3 erbicidi e 1 insetticida. Di questi solo il trifluralin, un comune erbicida, è classificato dall’Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente (Epa) come “possibile cancerogeno per l’uomo”.
“Questa ricerca dimostra l'importanza di studiare le sostanze alle quali siamo esposti nell’ambiente, che possono spiegare alcune delle variazioni geografiche che osserviamo nell'incidenza del tumore alla prostata negli Stati Uniti”, commenta Soerensen. “Sulla base di questi risultati, possiamo portare avanti i nostri sforzi per individuare i fattori di rischio per questo cancro – aggiunge il ricercatore – e lavorare per ridurre il numero di uomini colpiti dalla malattia”.
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