Rubriche

Parisi, l'obiettivo dell'energia da fusione è molto vicino

L'Italia punta su due esperimenti

Rappresentazione artistica di un reattore a fusione (fonte: Katherine Fellows da Flickr CC BY-NC-SA 2.0)

Redazione Ansa

L'obiettivo dell'energia da fusione non è lontano: è quanto afferma il premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi, intervenuto all'evento sul tema organizzato dall'Accademia Nazionale dei Lincei. "La fusione nucleare potrebbe essere una fonte di energia quasi illimitata - dice Parisi - è fondamentale che la ricerca investa in questa direzione. I risultati finora ottenuti sono straordinari se si pensa a quello che sapevamo solo 50 anni fa, ci stiamo avvicinando sempre più all'obiettivo".

Il convegno vuole mettere in luce le tre componenti principali dell'attuale ricerca sulla fusione nucleare: i grandi esperimenti ora in costruzione come Iter, che coinvolge 35 paesi, e Dtt, progetto tutto italiano, il ruolo fondamentale dell'industria privata e, infine, la ricerca scientifica di base. "La fusione nucleare è uno dei grandi temi del futuro", dice all'ANSA Marco Tavani, membro dei Lincei. "Le sfide si sono rivelate più difficili di quello che si pensava inizialmente, è un settore che deve essere costruito mattone per mattone - prosegue Tavani - è questo il messaggio che vogliamo inviare ai cittadini e alle istituzioni".

In questi ultimi anni si è diffusa la consapevolezza che la fusione nucleare, in parallelo con le fonti di energia rinnovabili, possa rappresentare una soluzione a lungo termine per il problema della transizione energetica. "Tutti guardiamo alle potenzialità dello sviluppo della fusione nucleare", commenta Carlo Doglioni, presidente dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e vicepresidente dell'Accademia dei Lincei. "L'Italia ha un grosso problema energetico, siamo tra le nazioni che pagano di più l'energia. Trovare delle fonti di energia risolutive è, dunque, un obiettivo importantissimo. Eppure - continua Doglioni - nel nostro Paese è poco valorizzata l'importanza anche dei progetti privati, e molti giovani italiani vanno all'estero per realizzare le loro start-up".

L'Italia punta sull'energia da fusione con 2 esperimenti

 L'Italia sta puntando sulla fusione nucleare con due grandi esperimenti: il primo è la partecipazione a Iter (International Thermonuclear Experimental Reactor), il reattore sperimentale in costruzione a Cadarache, nella Francia meridionale, che coinvolge ben 3.500 ricercatori di 140 istituti di ricerca di 35 paesi, e Dtt (Divertor Tokamak Test), un progetto tutto italiano già in fase avanzata di realizzazione nel centro Enea di Frascati, che include tutte le istituzioni pubbliche che in Italia lavorano sulla fusione e l'Eni, principale industria energetica del Paese.

"Al momento, buona parte delle componenti e degli impianti di supporto sono già stati installati", dice Pietro Barabaschi, direttore generale di Iter, nel convegno organizzato dall'Accademia dei Lincei. "Alcune componenti si sono, però, rivelate molto complesse da realizzare: certe, ad esempio, si sono rivelate non conformi e sono già in fase di modifica - afferma - e nello scudo termico sono state individuate delle perdite dovute a problemi di corrosione, che sono state già riparate. Tutto ciò sta facendo allungare i tempi previsti". Iter è il più importante progetto sulla fusione nucleare a livello mondiale, che coinvolge, oltre all'Unione Europea, anche Stati Uniti, Russia, India, Giappone, Corea del Sud e Cina. L'obiettivo è dimostrare la fattibilità dell'energia da fusione. "Iter permetterà di testare diverse tecnologie - prosegue Barabaschi - e si propone di generare circa 500 megawatt di potenza", che equivalgono a 500 milioni di watt.

Il Dtt, invece, nato su impulso dell'Enea in collaborazione con Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e i consorzi Create e Rfx, insieme anche a diverse università italiane, studierà soluzioni in particolare al problema più rilevante dell'energia da fusione: il controllo e lo smaltimento del calore generato. "L'estrazione del calore è una delle sfide principali per un reattore a fusione, perché il flusso di energia è elevatissimo e si può verificare erosione, stress termico e danneggiamento", sottolinea Francesco Romanelli, dirigente di ricerca dell'Enea e presidente del progetto Dtt.

"Dtt testerà soprattutto nuovi materiali, come i metalli liquidi. È già in fase avanzata di costruzione - aggiunge Romanelli - e contiamo di avere il primo plasma entro la fine del 2030".

Sia Iter che Dtt si basano sulla fusione a confinamento magnetico, alternativa a quella 'a confinamento inerziale' che sfrutta invece la potenza dei laser: utilizzano, cioè, potenti magneti capaci di generare campi magnetici centinaia di migliaia di volte più forti di quello terrestre, per controllare e confinare il plasma generato dalle reazioni di fusione. "Il plasma a temperature elevatissime può essere confinato grazie a campi magnetici, tramite una struttura a forma di ciambella che consente di intrappolarlo per un tempo sufficientemente lungo", dice Ambrogio Fasoli del Politecnico Federale svizzero di Losanna, a capo del consorzio europeo Eurofusion, che comprende 29 paesi. "Dobbiamo aumentare i nostri sforzi - afferma Fasoli in merito alla ricerca sulla fusione - imparare a collaborare con l'industria e anche semplificare le procedure burocratiche per la costruzione di nuovi impianti in Europa".

Leggi l'articolo completo su ANSA.it