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Energia da fusione, l'industria chiede nuove regole all'Ue

Roveda (Efa): 'È cruciale attrarre investitori'

Redazione Ansa

Nuove regole per riuscire ad attrarre gli investitori nel settore dell'energia da fusione e diventare competitivi a livello internazionale: lo chiede l'industria impegnata in questa nuova frontiera dell'energia pulita, nell'evento ministeriale inaugurale del Gruppo Mondiale per l'Energia da Fusione organizzato dalla Farnesina. Quella che serve è una nuova visione, diversa da quella propria del mondo della ricerca e che finora è stata prevalente nelle attività volte alla fusione, ha osservato Milena Roveda, amministratore delegato di Gauss Fusion e presidente della European Fusion Association (Efa), l'associazione di industrie europee che si è ansa.it/canale_scienza/notizie/energia/2024/10/01/industrie-europee-unite-per-accelerare-sullenergia-da-fusione_bd674a73-3fbd-43f1-a676-2d02287caf10.html">costituita recentemente a Bruxelles per accelerare i tempi sulla realizzazione della fusione come motore per l'indipendenza energetica e per la stessa economia europea.

Nuove regole, ha detto Roveda, sono necessarie sulla proprietà intellettuale: "In merito alla quale le esigenze della ricerca sono molto diverse rispetto a quelle dell'industria" e trovare una mediazione è "particolarmente importante alla luce della collaborazione tra privato e pubblico. È un tema, questo, che al momento non è stato risolto, ma non possiamo continuare a lavorare così - ha aggiunto - se vogliamo attirare il capitale privato". Se gli istituti di ricerca non propongono un'eventuale condivisione dei brevetti, "i finanziatori privati non ritengono questa soluzione affidabile", ha detto ancora Roveda.

Accelerare gli investimenti privati in Europa è particolarmente importante considerando che nel mondo gli investimenti sulla fusione ammontano a 7 miliardi e, "considerando anche la Gran Bretagna, in Europa si investe circa il 10% di questi 7 miliardi. Nonostante l'Europa abbia scienziati, centri di ricerca e industrie, gli investimenti privati - ha osservato - non sono arrivati, mentre sono numerosi negli Stati Uniti".

Il Cern è un esempio virtuoso di collaborazione a livello europeo: "Come ha detto la presidente della Commissione Europea Ursula Von der Lyen nella cerimonia per i 70 anni del Cern, nessun Paese europeo sarebbe stato in grado di fare un acceleratore di particelle da solo e io penso che nessun Paese europeo, da solo, sarebbe in grado di fare un impianto a fusione".

Per questo è necessario un dialogo aperto anche con Iter, la grande collaborazione internazionale che sta realizzando il reattore sperimentare a fusione. "Fino a pochi anni fa l'industria era solo il fornitore di questo progetto gestito dalla scienza e nel quale l'industria è stata coinvolta troppo tardi. I fisici hanno fatto i piani sulla carta e quando è arrivata l'industria ha constatato che sarebbe stato impossibile realizzare alcuni aspetti. La conseguenza è stata un ritardo perché si è dovuto iniziare tutto da capo coinvolgendo l'industria".

Adesso, ha proseguito Roveda, "fra Iter e le aziende c'è un dialogo aperto, una collaborazione nuova nella quale l'industria ha un ruolo propulsivo per accelerare la realizzazione della fusione". Per questo, ha aggiunto, è nata un'associazione come l'Efa e "stiamo aprendo le porte a tutte le aziende europee attive nel settore, dopodichè cominceremo a organizzarci in gruppi di lavoro".

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