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Sempre più dura la caccia ai neutrini di Majorana

Risultati negativi da un esperimento internazionale nei Laboratori dell'Infn

Redazione Ansa

Si fa sempre più dura la caccia ai neutrini di Majorana, una sfuggente tipologia di particelle previste quasi un secolo fa dal fisico italiano la cui scoperta potrebbe stravolgere la fisica. I nuovi dati in arrivo dall'esperimento internazionale Gerda, nei Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), pubblicati su Nature non hanno infatti rilevato nessuna traccia dei decadimenti rari che potrebbero indicare l'esistenza dei neutrini di Majorana.

Protetto da una serie di contenitori 'purissimi' e da migliaia di metri di granito, Gerda è tra gli esperimenti più 'puliti' ad essere mai stato realizzato è ha l'obiettivo di cercare l'esistenza di un fenomeno estremamente raro, il cosiddetto decadimento doppio beta senza neutrini. "E' così raro - ha spiegato Riccardo Brugnera, dell'università di Padova e responsabile italiano di Gerda - da non essere ancora riusciti a vederlo e può bastare pochissimo perché il suo segnale possa essere oscurato da qualche altro tipo di evento avverso".

La scoperta anche di uno o due eventi di questo tipo potrebbe avere un impatto enorme nel mondo della fisica, "da premio Nobel", ha specificato Brugnera, e potrebbe indicare l'esistenza di 'strane' particelle come i neutrini di Majorana. I nuovi dati, relativi ai primi 5 mesi di accensione del rilevatore potenziato rispetto alla versione iniziale, indicano che questi decadimenti sono più rari di quanto si temesse. "Se avessimo un solo atomo di germanio a disposizione - ha detto ancora Brugnera - dovremmo attendere almeno per un numero di anni enormemente più grande dell'età dell'universo". I ricercatori però non si scoraggiano "ci basterebbe rivelare anche uno o due eventi" e l'esperimento andrà avanti almeno fino al 2019 e in futuro potrebbe essere ulteriormente potenziato.

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