Era un'idea "folle", ma l'unica in grado di uscire da quel vero e proprio labirinto che alla fine degli anni '70 il problema della complessità rappresentava per la scienza: così il fisico Giorgio Parisi ha definito i primi passi della sua teoria nella sua conferenza Nobel. Elaborata nel 1979, quella che oggi è nota come 'teoria di Parisi' ha avuto e continua ad avere una portata rivoluzionaria che investe tutti i campi della ricerca: dalla fisica alla biologia, fino all'intelligenza artificiale. Registrata da remoto a causa della pandemia, la conferenza è stata trasmessa sul sito della Fondazione Nobel.
I nomi dei 317 ricercatori con i quali Parisi ha collaborato e che ha ringraziato nella sua conferenza Nobel (fonte: Giorgio Parisi)
Con la semplicità che lo contraddistingue, ma con un linguaggio a tratti decisamente tecnico imposto dalla circostanza, Parisi ha raccontato la storia delle ricerche sulla complessità come un percorso accidentato: la scommessa era trovare il modo di orientarsi in quello che i modelli fisici descrivevano come un "paesaggio corrugato", fatto di monti e vallate profonde.
La strada è nota oggi come 'teoria di Parisi', o 'teoria degli equilibri multipli', come il Nobel ha preferito chiamarla nella sua conferenza. All'inizio degli anni '70 i biologi avevano toccato il problema con mano nel descrivere il percorso dell'evoluzione, ma gli esempi erano molteplici nei campi più diversi: dagli ecosistemi al comportamento animale, all'economia. Per la fisica il problema del disordine e della complessità era nei cosiddetti 'vetri di spin' ed è lavorando su questi, ha detto Parisi, che nel 1979 ha avuto un'intuizione "folle", ma che "alla fine non si è rivelata affatto tale". Tuttavia, "all'inizio non era chiaro che cosa fosse la funzione che avevo introdotto e cominciai a studiare altri problemi, in attesa di un'ispirazione per ulteriori progressi".
Quel momento arrivò nell'autunno 1982, quando Parisi si rese conto che "nei vetri di spin comparivano stati di equilibrio multipli. Ripresi a lavorare sul problema e trovai la formula!". È stato allora che divenne chiaro il valore che la sua teoria aveva per la fisica: una sorta di strumento di classificazione delle proprietà che definiscono l'equilibro di un sistema, proprio come la tassonomia, ossia la classificazione gerarchica degli essere viventi lo era per la biologia. Il passaggio definitivo arrivò molto tempo dopo, quando nel 2001 "i matematici arrivarono in soccorso", dimostrando la correttezza della teoria di Parisi. Da allora è stato chiaro che la teoria era un'autentica "cornucopia" per la comprensione di molti sistemi fisici, e non solo. Le ricadute erano numerose quanto fondamentali in molti altri settori della ricerca: dalle reti neurali artificiali all'apprendimento, fino alla neurobiologia e all'informatica.
È stata una strada difficile, che Parisi ha percorso in compagnia di ben 317 colleghi, che ha ringraziato tutti nell'immagine che comprende tutti i loro nomi, le cui dimensioni corrispondono al numero di lavori scritti in collaborazione. Fra tutti, spicca il nome del fisico teorico Enzo Marinari, che con Parisi ha scritto più di cento lavori scientifici e che ha presentato la ricerca del Nobel nella cerimonia di consegna del Premio avvenuta il 6 dicembre nell'Università Sapienza di Roma.
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