E’ un vero boom quello che registrano il settore della stampa 3D e le varie tecnologie capaci di produrre oggetti finora impossibili e personalizzati: il rapporto rilasciato dall’Ufficio Europeo dei Brevetti Epo osserva nell’ultimo decennio una crescita del settore sei volte maggiore rispetto agli altri settori tecnologici e un aumento medio annuo di domande di brevetto del 26,3%. A guidare il settore con un fatturato globale stimato in 16 miliardi di euro sono Stati Uniti e Europa, con l’Italia seconda in Europa per istallazioni industriali e nella Top 10 mondiale per i depositi di brevetto.
Quando si parla di stampa 3D il primo pensiero va alle piccole stampanti di uso domestico o amatoriale ma queste nuove tecnologie stanno silenziosamente innovando gran parte del mondo produttivo. Si tratta della cosiddetta manifattura additiva, ossia la possibilità di realizzare beni e oggetti strato dopo strato: una soluzione radicalmente differente rispetto alle tecnologie precedenti, come la manifattura sottrattiva o la modellazione, che ha il grande vantaggio di poter produrre oggetti personalizzati, anche un solo campione, in modo rapido ed economico oppure realizzare forme impossibili per uno stampo tradizionale. A certificare la diffusione è il nuovo rapporto dell’Epo: “Con questo studio, stiamo adottando una prospettiva globale sulla rivoluzione derivante dalla tecnologia di stampa 3D, utilizzando i dati dei brevetti internazionali per analizzare la portata e le implicazioni di questa tendenza tecnologica”, ha detto il presidente dell'Epo, António Campinos. “Sono europei quattro dei primi dieci istituti di ricerca nell’innovazione della manifattura additiva - ha aggiunto – e ciò fa ben sperare per il futuro, poiché i progressi tecnici in questo campo spesso derivano dalla ricerca d'avanguardia di queste istituzioni”.
Un mercato che è passato da un fatturato stimato complessivo di 5 miliardi di euro nel 2016 a 16 nel 2022, aiutato dalla pandemia durante la quale la stampa 3D ha avuto un ruolo cruciale nella produzione locale, e che secondo le stime potrebbe superare i 45 miliardi di euro entro il 2028. Un settore che non è più di nicchia ma che dimostra la sua grande utilità nella riduzione degli sprechi e nella personalizzazione di massa in particolare trainato dal settore sanitario e medico e quello dei trasporti.
Lo studio indica che i depositi di brevetti nel settore della stampa 3D sono cresciuti nell’ultimo decennio otto volte più rapidamente rispetto alla media di tutte le altre tecnologie. A trainare sono Stati Uniti e Europa, con rispettivamente il 40% e il 33% di tutti i depositi di brevetti relativi a questa tecnologia, a sua volta guidata dalla Germania, leader del settore europeo con il 41%, seguita da Francia e Regno Unito. L’Italia con il 3% dei brevetti totali si classifica al sesto posto tra gli stati Europei, registra tuttavia una posizione di rilievo – seconda – quando si misura il numero dei sistemi industriali istallati e risulta avere una specializzazione nel campo dei beni di consumo, dell'odontoiatria e delle costruzioni. Si osserva inoltre che il settore è diventato più eterogeneo, passando da un panorama in cui i principali attori erano affermate aziende ingegneristiche, ad una situazione in cui iniziano ad emergere molte start-up ed aziende specializzate nella produzione additiva. Un ruolo importante è quello di università e centri di ricerca, tra cui in Italia spiccano questi Politecnico di Milano, Consiglio Nazionale delle Ricerche e Politecnico di Torino.
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