Rubriche

Chip ultra-puri per i computer quantistici al silicio

Silicio ‘pulito’ da isotopi indesiderati usando impulsi di ioni

Redazione Ansa

Sono stati messi a punto chip di silicio ultra-puro, che potrebbero semplificare lo sviluppo dei computer quantistici a base di silicio. A mettere a punto la tecnica basata su impulsi di ioni che ha permesso di ottenerli è stato il gruppo coordinato da Richard Curry, dell’Università britannica di Manchester, nella ricerca pubblicata sulla rivista Communications Materials.

I computer quantistici sono in una fase iniziale, nella quale si stanno sviluppando in parallelo più soluzioni tecnologiche legate principalmente alla tipologia di qubit, le unità di informazioni analoghe ai tradizionali bit. Uno di questi possibili percorsi si basa sul silicio, lo stesso materiale semiconduttore dei computer tradizionali, che permette di usare i cosiddetti spin qubit, ma uno dei grandi limiti è dovuto alle impurezze presenti nel silicio.

I qubit sono infatti singoli quanti che, per mantenere le proprietà quantistiche, devono rimanere perfettamente isolati dall’ambiente. Usando un’innovativa tecnica che sfrutta impulsi di ioni i ricercatori sono riusciti a purificare il silicio usato per fare i chip, eliminando quasi completamente la presenza di isotopi indesiderati, ossia varianti con masse leggermente differenti. In questo modo è stato possibile passare dal 4,5% di impurità ossia lo 0,0002%, ossia a chip di silicio-28 con appena 2 parti di isotopi differenti per milione.

“Ora che possiamo produrre silicio-28 estremamente puro – ha detto David Jamieson, dell’Università di Melbourne e fra gli autori dello studio – potremo dimostrare la coerenza quantistica per molti qubit contemporaneamente”. E' un passo in avanti importante per continuare a lavorare sui computer quantistici basati sul silicio, che hanno tra i loro punti di forza la possibilità di poter lavorare a temperatura ambiente (a differenza di quelli a superconduttori) e sfruttare gran parte dei processi industriali già usati per l’elettronica tradizionale.

Leggi l'articolo completo su ANSA.it