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Microbracciali per connettere protesi e alleviare i dolori

Nuove interfacce neurali con materiali organici

Rappresentazione artistica di connessioni fra i neuroni (fonte: onimate, iStock)

Redazione Ansa

Microbracciali controllati a distanza capaci di legarsi alle terminazioni nervose, utili per alleviare dolori o per controllare le protesi: sono un esempio delle innovative interfacce neurali fatte da materiali organici descritte sulla rivista Nature Materials sviluppate sotto la guida di Chaoqun Dong, dell'Università britannica di Cambridge, con la partecipazione di ricercatori dell'Università di Bologna e .

"Le interfacce neurali periferiche sono sempre più utilizzate nel campo della medicina bioelettronica, ad esempio per trattare il dolore neuropatico, i disturbi del movimento, le malattie metaboliche, o anche per controllare arti prostetici", ha detto Beatrice Fraboni, dell'Università di Bologna e tra le autrici dello studio. Le nuove interfacce realizzate ora sono delle sottili pellicole che, azionate da minimi impulsi elettrici, sono in grado di avvolgersi attorno ai nervi come dei piccoli bracciali.

Sulle pellicole sono presenti decine di microelettrodi ad alta risoluzione grazie ai quali è possibile controllare gli impulsi nervosi. Si tratta di un'evoluzione di interfacce a bracciali già usate ma che richideno generalmente l'integrazione attraverso procedure chirurgiche complesse, soffrono di problemi meccanici e di collegamento, e una volta installati non possono essere riposizionate. Per superare queste limitazioni, il gruppo di ricerca ha usato materiali organici conduttori di elettroni e ioni (Omiec): un tipo di materiale per il quale è possibile controllare l'espansione o la contrazione con impulsi a basso voltaggio.

"Utilizzando questo tipo di materiale, siamo riusciti ad integrare degli attuatori elettrochimici su sottilissimi film bioelettronici, creando così un nuovo tipo di elettrodi a bracciale che permettono di realizzare interfacce neurali con interventi mini-invasivi", ha aggiunto Filippo Bonafè, dell'Università di Bologna e tra gli autori dello studio. "La nuova tecnologia - ha aggiunto - è stata poi testata con successo su modelli animali: il microfilm è in grado di creare e mantenere una solida interfaccia bioelettronica con il nervo sciatico, senza la necessità di suture chirurgiche".

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