Gli esseri umani trattano i robot come alleati solo quando si verificano specifiche circostanze: la chiave sta nel comportamento sociale delle macchine, come la capacità di parlare con il compagno umano, guardarlo negli occhi o fare insieme attività come godersi un film. La scoperta si deve allo studio dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova science.org/doi/10.1126/scirobotics.adj3665">pubblicato sulla rivista Advanced Robotics, che ha visto la partecipazione del robot bambino iCub, ormai divenuto simbolo dell’Iit. La ricerca, che si è aggiudicata uno dei finanziamenti Erc del Consiglio Europeo della Ricerca, permetterà di comprendere e di progettare gli ambienti ottimali per far lavorare fianco a fianco esseri umani e robot.
“Noi esseri umani non agiamo in un vuoto sociale: la maggior parte delle nostre azioni richiede il coordinamento con gli altri nello spazio e nel tempo per raggiungere un obiettivo”, afferma Agnieszka Wykowska, che ha coordinato la ricerca. “Un aspetto cruciale dell’interazione con gli altri è l’esperienza di quello che viene chiamato ‘senso di azione congiunta’. Nel nostro studio – prosegue Wykowska – abbiamo scoperto che gli esseri umani sperimentano questo senso di azione congiunta con il partner robot quando viene presentato come un soggetto dotato di intenzionalità, e non come una semplice macchina”.
I partecipanti all’esperimento dovevano lavorare insieme ad iCub per spostare un cursore su uno schermo fino ad una posizione precisa e, una volta raggiunta, attivare un segnale acustico. Solo quando il robot si è impegnato a dialogare con il compagno di squadra, o ha guardato dei video insieme a lui prima di mettersi al lavoro, l’essere umano ha percepito quel senso di collaborazione e di legame, come hanno evidenziato sia le risposte comportamentali che quelle neurali registrate tramite elettroencefalografia.
Robot come alleati, trovata la chiave per collaborare con gli umani
Sta nel comportamento sociale delle macchine