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Regole etiche per i 'robot-viventi', l'appello della ricerca

Necessarie considerando il rapido sviluppo della robotica bio-ispirata

Il rapido sviluppo dei robot con componenti biologiche richede nuove regole (fonte: PhonlamaiPhoto, iStock)

Redazione Ansa

I cosiddetti 'robot viventi', che integrano componenti artificiali con cellule e tessuti naturali, hanno bisogno di regole specifiche e su questa nuova realtà in rapido sviluppo deve essere promosso un dibattito pubblico: l'appello del mondo della ricerca arriva dall'articolo pubblicato sulla rivista dell'Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti, Pnas. L'iniziativa, dell'Università britannica di Southampton e dell'Università spagnola dei Paesi Baschi, è sostenuta da molte università statunitensi e spagnole. I ricercatori rilevano che la tecnologia dei robot bio-ibridi sembra ancora fantascienza, ma è in rapidissimo sviluppo e che fin da ora bisogna prepararsi alle nuove sfide etiche che la società deve affrontare con l'arrivo di questa nuova tcnologia.

"Una regolamentazione è indispensabile per un ambito della ricerca nuovo e in espansione come quello della robotica bio-ibrida, a cavallo tra biologia e mondo artificiale", dice all'ANSA Donato Romano, ricercatore all'Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa. "Adesso diversi gruppi a livello internazionale se ne stanno occupando, evidenza di un recente e crescente interesse".

Rispetto ad altri settori, come quello delle cellule staminali embrionali o dell'Intelligenza Artificiale, la robotica bio-ibrida ha iniziato il suo percorso relativamente inosservata da parte dei media, del pubblico e della politica. I ricercatori coordinati da Rafael Mestre dell'Università di Southampton e Aníbal Astobiza di quella dei Paesi Baschi hanno scoperto che, delle oltre 1.500 pubblicazioni sull'argomento, solo cinque ne hanno considerato in modo approfondito le implicazioni etiche.

"In un nostro studio pubblicato nel 2019, focalizzato sugli impieghi ambientali di questi sistemi bio-ibridi, abbiamo approfondito molto anche gli aspetti etici, e da lì è nata la nostra decisione di rifiutare un approccio invasivo dell'elemento artificiale su quello biologico", sottolinea Romano. "Alcuni ricercatori hanno sviluppato, ad esempio, insetti 'cyborg' con elettrodi impiantati al loro interno: per noi non è quello il futuro della bionica. Noi sviluppiamo sistemi interattivi animali-robot con lo scopo di studiare come comunicare con gli animali veri, per preservare la biodiversità e monitorare l'ambiente in modo non invasivo: la tecnologia - precisa il ricercatore - deve essere a supporto dell'uomo e dell'ambiente, non il contrario".

In particolare, gli autori dell'articolo hanno identificato tre aree chiave in cui i bio-robot pongono questioni etiche uniche nel loro genere: quella dell'interattività, cioè come questi robot interagiscono con gli esseri umani e con l'ambiente, quella dell'integrabilità, vale a dire il loro possibile utilizzo per organi o arti bio-robotici, e infine la posizione dal punto di vista della moralità. Ad esempio, robot bio-ibridi usati per pulire gli oceani potrebbero alterare la catena alimentare, mentre protesi basate su questa tecnologia potrebbe esacerbare le disuguaglianze.

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