Più di un animale migratore su 5 è a rischio estinzione: dalle balene ai pipistrelli, dagli uccelli agli squali, gran parte dei migratori sono in pericolo soprattutto a causa delle attività umane. A indicarlo è il primo rapporto dell'Onu intitolato State of the World’s Migratory Species , dal quale emerge che oltre il 20% dei 1.200 migratori censiti è a rischio scomparsa. La situazione più drammatica è negli oceani, dove ben il 97% delle specie è vicina all'estinzione.
"Ogni anno miliardi di animali si spostano regolarmente da un punto all'altro del pianeta", ha osservato Amy Fraenkel, alla guida del Centro per il monitoraggio ambientale delle Nazioni Unite. Appartengono alle specie più diverse: dalle tartarughe marine alle balene e agli squali negli oceani, dagli elefanti ai gatti selvatici sulla terraferma, fino agli uccelli e agli insetti, come le farfalle monarca. Si tratta spesso di animali che hanno un ruolo fondamentale per regolare gli equilibri degli ecosistemi nei quali periodicamente si trasferiscono. Alcuni di essi sono protagonisti di viaggi incredibili. come la Pittima minore che vola senza soste per 13mila chilometri dall'Alaska alla Tasmania, o le anguille che dal Mar dei Sargassi, dove nascono, raggiungono i fiumi di tutto il mondo per tornare infine a deporre le uova nel luogo di origine.
"Con i loro incredibili viaggi che collegano diverse parti del mondo, le specie migratorie forniscono una lente unica attraverso la quale possiamo comprendere la portata dei profondi cambiamenti che interessano il nostro mondo", ha aggiunto Fraenkel.
"Quando le specie oltrepassano i confini nazionali - ha proseguito - la loro sopravvivenza dipende dagli sforzi di tutti i Paesi in cui si trovano". Il punto sulla situazione degli animali migratori è ora contenuto nel rapporto dell'Onu sugli animali migratori, che comprende oltre 1.200 specie e che presto verrà ulteriormente esteso. E' il primo strumento per valutare i rischi a cui stanno andando incontro queste specie e a fornire elementi utili a promuovere politiche per preservarne gli habitat. Questo è particolarmente importante, considerando che il rapporto indica che quasi la metà degli habitat delle 1.200 specie migratorie considerate si sono notevolmente ridotti, principalmente a causa delle attività umane. Per esempio, moltissime specie vengono cacciate in modo eccessivo, comenel caso delle anguille. In appena 14 casi su 1.200 si è registrato un qualche miglioramento, come nel caso della balenottera azzurra o dell'aquila di mare dalla coda bianca, ma la situazione è peggiorata in gran parte dei casi, soprattutto tra i pesci come i tanti squali migratori, le razze e gli storioni, le cui popolazioni si sono ridotte del 90% in 50 anni e ora sono a rischio estinzione.
Solo politiche internazionali comuni, si rileva nel rapporto, potranno tutelare gli habitat delle specie migratorie e ridurne la cattura a scopi commerciali. Queste specie, ha concluso Fraenkel, "sono un tesoro naturale condiviso e la loro sopravvivenza deve essere una responsabilità condivisa che trascende i confini nazionali"