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Ricostruita l'evoluzione del veleno di serpente

Trasmesso alla prole il mix di sostanze più letali

Un esemplare di Habu (Protobothrops flavoviridis), nativo dell'argcipelago giapponese di Okinawa. Puo' raggiungere la lunghezza di 2.5metri (fonte: OIST/Steven Aird)

Redazione Ansa

E' stata ricostruita per la prima volta l'evoluzione del veleno di serpente, basata su un mix di sostanze letali vincenti. A farlo un gruppo di ricercatori coordinato dall'Istituto giapponese di Scienza e Tecnologia di Okinawa (Oist) che ha mappato il genoma del veleno di una delle specie più temibili del pianeta: i ricercatori hanno sequenziato il genoma del serpente habu di Taiwan (Protobothrops mucrosquamatus) e lo hanno confrontato con quello di una specie vicina, il Sakishima habu (Protobothrops elegans), invasiva nell'arcipelago giapponese di Okinawa, dove solo nell'ultimo anno sono stati registrati 50 casi di morso di serpente.  I risultati della ricerca, che dimostrano come nell'evoluzione del veleno di queste specie siano entrati in gioco diversi fattori, sono stati pubblicati sulla rivista Genome Biology and Evolution.

Ad essere vincente sarebbe il 'bouquet' di sostanze che compongono il veleno. Come i diversi motori di un aereo permettono al velivolo di volare anche quando uno di questi smette di funzionare, allo stesso modo il veleno di serpente mette a punto un 'sistema multiplo' che assicura al rettile il successo. Questa complessa miscela di proteine e piccole molecole organiche attacca i sistemi fisiologici vitali della preda in diversi punti. E anche se uno dei componenti non dovesse essere efficace, tutti gli altri sono letali.

Per effetto della selezione naturale alle generazioni successive viene trasmesso il mix delle sostanze 'vincenti'. Ma non è sempre così: perchè la prole può ereditare anche altri tratti non necessariamente vantaggiosi, che vengono trasmessi con un effetto poco evidente sulla funzionalità del veleno.

In definitiva, nell'evoluzione di una specie non vincerebbero sempre le qualità che determinano la sopravvivenza della stessa. Anche in un temibile predatore come il serpente entrerebbero in gioco fattori puramente casuali: "i veleni si stanno evolvendo su due assi", spiega Alexander Mikheyev dell'Oist, tra gli autori dello studio. "Uno in modo più efficace, l'altro meno". Questo per effetto della cosiddetta deriva genica, ovvero quella componente dell'evoluzione di una specie dovuta a fattori esclusivamente casuali.

mappando il genoma del veleno di una delle specie più temibili del pianeta

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