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Un relitto nel Mar Rosso diventa una barriera corallina artificiale

Studio italiano con dati raccolti da turisti subacquei

La biodiversità marina trova rifugio in una motocicletta abbandonata sul fondale (fonte: Wilfred_Hdez, CC-BY 2.0)

Redazione Ansa

Il relitto della nave mercantile britannica Thistlegorm, affondata nel Mar Rosso nell'ottobre 1941, si è trasformata in una vera e propria barriera corallina artificiale che ospita stabilmente una moltitudine di specie marine: lo dimostrano i dati raccolti nell'arco di otto anni da turisti subacquei che hanno partecipato come volontari al progetto 'Scuba Tourism for the Environment'. I risultati, utili per la protezione della biodiversità marina dal cambiamento climatico, sono plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0282239">pubblicati sulla rivista Plos One dai ricercatori dell'Università di Bologna.

Per contribuire allo studio, i turisti che si sono immersi per visitare il relitto tra il 2007 e il 2014 hanno riportato indicazioni precise sulla loro attività (come data, orario, durata dell'immersione, profondità massima raggiunta, temperatura) e sulle specie marine osservate tra quelle appartenenti ai 72 raggruppamenti (taxa) indicati dai ricercatori. Come risultato, i turisti hanno avvistato ben 71 dei 72 taxa, presenti in maniera stabile nell'arco degli otto anni dello studio nonostante qualche piccola fluttuazione stagionale.

Tra le forme di vita marina più comuni ci sono coralli morbidi (Dendronephthya), murene giganti (Gymnothorax javanicus), pesci scoiattolo (Sargocentron), pesci pipistrello (Platax), pesci pagliaccio (Amphiprion bicinctus) e pesci Napoleone (Cheilinus undulatus).

"La nave Thistlegorm - scrivono i ricercatori - fornisce un esempio lampante di come le barriere coralline artificiali possano sostenere una struttura comunitaria consolidata simile a quella delle loro controparti naturali". Gli studiosi ritengono che le barriere coralline artificiali potrebbero alleviare la pressione dei turisti su quelle naturali. Inoltre, considerato che questi relitti di solito si trovano a maggiori profondità dove la temperatura dell'acqua è più bassa, potrebbero diventare un rifugio per molte specie minacciate dal riscaldamento globale.

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