I primi Celti che vivevano nel sud-ovest della Germania nell'Età del ferro avevano generato vere e proprie dinastie in cui il potere veniva ereditato dai discendenti in linea materna: lo dimostra l'analisi del Dna antico di 31 individui tra i quali ci sono due principi, uno zio e il nipote, le cui sepolture sono tra le più ricche della preistoria tedesca. Lo studio è pubblicato sulla rivista Nature Human Behaviour da un team di ricerca internazionale, guidato dall'Istituto Max Planck di antropologia evolutiva di Lipsia, a cui ha partecipato anche l'Istituto per lo studio delle mummie dell'Eurac Research di Bolzano.
I ricercatori hanno analizzato il Dna e gli isotopi contenuti nei denti e nelle ossa del cranio di 31 individui datati tra il 616 e il 200 a.C. e rinvenuti in sette siti della Germania sudoccidentale. Ricostruendo le loro relazioni genetiche, è stato possibile identificare diversi gruppi biologicamente correlati intorno a tre sepolture di alto rango poste fino a cento chilometri di distanza l'una dall'altra. E' stata scoperta anche una parentela particolarmente stretta tra uno zio e il nipote, sepolti a distanza di dieci chilometri: si tratta del principe tumulato a Eberdingen-Hochdorf, la cui sorella era la madre del principe sepolto ad Asperg-Grafenbuhl.
"Il risultato mostra che il potere politico in questa società è stato molto probabilmente ereditato per successione biologica, come in una dinastia", afferma Joscha Gretzinger del Max Planck Institute. "Ciò è supportato anche da prove di legami tra altri individui delle due sepolture, nonché del molto più distante tumulo di Magdalenenberg, che fu costruito circa cento anni prima". In questo caso è stato individuato un legame in linea materna tra bisnonna e pronipote. Secondo i ricercatori, ciò potrebbe indicare una successione dinastica matrilineare.
Un'ulteriore approfondita analisi delle origini genetiche di questi primi Celti mostra legami anche con l'Italia, come suggerito da diversi manufatti di stile mediterraneo rinvenuti nelle sepolture.
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