Una blatta che custodisce le sue uova e la più antica vespa mai conosciuta, ma anche libellule e una varietà di antenati degli insetti acquatici: è un fermo immagine dell'ambiente brulicante di insetti che 239 milioni di anni fa esisteva dove oggi si trovano le Alpi svizzere. A riportarlo alla luce sono i 248 fossili di decine di specie di insetti scoperti nelle Alpi svizzere, in uno dei siti del Monte San Giorgio, tra il Canton Ticino e la provincia di Varese.
"E' uno spaccato della comunità di insetti che popolava questo ecosistema, abbiamo sia gruppi terrestri che acquatici e tutti risalenti allo stesso periodo, in un intervallo di appena 2mila o 4 mila anni", ha detto all'ANSA Montagna, che ha coordinato lo studio, al quale ha partecipato il Museo Cantonale di Storia Naturale di Lugano.
A cavallo tra Italia e Svizzera, il Monte San Giorgio accoglie un insieme di siti di incredibile valore per la presenza di fossili, tanto che l'Unesco lo ha inserito fra le località patrimonio dell'Umanità. I nuovi scavi hanno ora portato alla luce un'incredibile varietà di insetti, le cui dimensioni variano tra poco meno di 2 millimetri fino a 2,5 centimetri.
C'è il più antico esemplare di vespa mai rinvenuto, una Magnicapitixyela dilettae, e c'è il fossile di una blatta, una femmina nella quale è ben visibile l'involucro che contiene le uova, detto ooteca. E ancora libellule, insetti acquatici come i tricotteri e terrestri, come le cimici. Importante è anche la presenza di piccoli oggetti tondeggianti sull'addome di alcuni di questi insetti e sulla cui origine non ci sono ancora certezze. Potrebbero essere spore e, se questa ipotesi venisse confermata, sarebbe la più antica prova del coinvolgimento degli insetti nella dispersione dei pollini e del loro ruolo nell'impollinazione. piccoli insetti simili a quelli acquatici.
I fossili sono stati trovati in tre aree vicine, su strati che corrispondono a periodi distanziati da poche migliaia di anni. Di fatto la loro roscpero si può considerare una sorta di foto istantanea di uno stesso momento dell'evoluzione.
"Queste scoperte - ha aggiunto Montagna - rappresentano un importante passo in avanti per la nostra comprensione dell'evoluzione degli insetti" e permettono di aggiungere importanti tasselli nel ricostruire l'ambiente di quel periodo, poco dopo la grande estinzione di massa del Permiano che portò alla scomparsa di oltre l'80% delle specie marine, ben prima dall'arrivo dei primi mammiferi. "Si riteneva che alcuni di questi insetti rinvenuti ora fossero scomparsi con l'estinzione del Permiano ma i nuovi dati - ha concluso Montagna - ci fanno comprendere come quel fenomeno fu molto meno drastico negli ambienti terrestri di quanto ritenuto finora e rivelano la grande resilienza di alcune specie".
Vespe, libellule e blatte, sulle Alpi un'istantanea dal Triassico
Scoperto un sito con 248 fossili di 239 milioni di anni fa