Oltre 100.000 firme e un hashtag, #salviamolaricerca, per chiedere ai candidati alle elezioni politiche del 4 marzo di non dimenticare la ricerca e di finanziarla investendo nell'innovazione il 3% del Pil: lanciato per iniziativa del fisico Giorgio Parisi, l'appello sta continuando a raccogliere adesioni ed è stato pubblicato anche sulla rivista Nature.
"Se le cose continueranno ad andare così la ricerca italiana tenderà a morire perché tutti i giovani ricercatori tendono ad andare all'estero e non riescono a tornare", ha detto Parisi all'ANSA. "Abbiamo uno sterminato numero di persone che stanno fuori - ha aggiunto - e che non possono rientrare perché non ci sono posti". Pubblicati online anche gli appelli lanciati dallo stesso Parisi e da Piero Angela.
"L'Italia investe pochissimo in ricerca", si legge nella petizione, e per questo l'appello ai candidati è di "impegnarsi a finanziare adeguatamente la ricerca in Italia e a portare i fondi per la ricerca a un livello superiore a quello della pura sussistenza". Nella petizione si rileva inoltre che "l'Europa chiede attualmente ai Governi di rispettare i limiti sul bilancio, ma dovrebbe con altrettanta forza pretendere dai governi nazionali una soglia minima di finanziamento alla ricerca e sviluppo, come richiesto dal trattato di Lisbona (2000) e dal Consiglio Europeo di Barcellona (2002), che la fissava al 3% del Pil per il 2010".
Poiché il governo italiano "ha preso questo impegno" e "ha l'obbligo di rispettarlo", i promotori della petizione chiedono che "il prossimo governo implementi con la massima urgenza un piano pluriennale per portare la spesa in Ricerca e sviluppo dall'attuale 1% fino al 3% del Pil e che lo rispetti nel futuro raggiungendo, sia pure in grande ritardo, l'obiettivo di Barcellona".
D'altro canto, prosegue il documento, "i dati sui finanziamenti in ricerca e sviluppo in percentuale sul Pil collocano l'Italia agli ultimi posti tra i Paesi Oecd. Il Sistema Universitario Italiano è da anni sottofinanziato (il fondo di finanziamento ordinario alle università è in continua discesa dal 2009 ad oggi). I fondi per la ricerca di base italiana, distribuiti su base competitiva ai progetti scientifici che sono valutati più validi, sono dieci volte di meno di quelli della Francia".
Leggi l'articolo completo su ANSA.it