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I ricercatori ucraini alle riviste scientifiche, non pubblicate articoli russi

Ma Nature e Science continuano a pubblicare indipendentemente

Riflessi della guerra anche sulle pubblicazioni scientifiche (fonte: Tom Morris, da Wikipedia)

Redazione Ansa

E' guerra aperta anche sulle pubblicazioni scientifiche: da un lato le associazioni dei ricercatori ucraini chiedono alle riviste di bandire gli articoli firmati dai russi, dall'altro le associazioni russe chiedono ai loro ricercatori di non pubblicare su riviste estere. Intanto alcune delle maggiori riviste, come Nature e Science, continuano a pubblicare sulla base del valore scientifico, indipendentemente dalla provenienza.

Dopo l'invasione dell'Ucraina gran parte delle cooperazioni scientifiche con la Russia sono state interrotte, ma si discute ancora sull'opzione di interrompere anche la pubblicazione sulle riviste internazionali di lavori in cui compaiano scienziati russi: "Gli scienziati russi non hanno il diritto morale di ritrasmettere alcun messaggio alla comunità scientifica mondiale", ha scritto più volte Olesia Vashchuk, a capo del Consiglio dei giovani scienziati dell'Ucraina.

Solo pochissime riviste internazionali, come Journal of Molecular Structure , hanno seguito la richiesta ucraina, ma dalla Russia è arrivata una pronta risposta con l'eliminazione, nelle richieste di finanziamenti di ricerca, di avere tra i requisiti necessari anche pubblicazioni su riviste internazionali e alcune associazioni chiedono ai colleghi di non inviare più richieste di pubblicazione sulle riviste straniere. Una scelta che secondo Andrey Kulbachinskiy, dell'Istituto di genetica molecolare di Mosca, semplificherà le pubblicazioni, ma di fatto abbasserà rapidamente la qualità delle pubblicazioni.

A proseguire su una posizione moderata sono le grandi riviste, come Nature e Science: boicottare gli scienziati russi, osservava Nature qualche giorno fa, "dividerebbe la comunità di ricerca globale e limiterebbe lo scambio di conoscenze accademiche". Linea analoga di critica a eventuali boicottaggi anche da parte di Richard Sever, co-fondatore dei server di preprint bioRxiv e medRxiv, che in un articolo su Nature rileva: "Bisogna chiedersi cosa otterrebbe. Si tratta di inviare un segnale? Se è così, credo ci siano modi migliori".

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