Il Cern di Ginevra è un modello, ma adesso l'Europa e l'Italia hanno bisogno di una nuova generazione di piattaforme per la ricerca: è questa la sfida fondamentale per poter sostenere la concorrenza con i colossi di Stati Uniti e Cina. Lo ha detto Alberto Quadrio Curzio, presidente del Centro di ricerche in analisi economica e sviluppo economico internazionale (Cranec), presidente emerito dell'Accademia dei Lincei e professore emerito all'Università Cattolica di Milano, nel convegno sulle piattaforme tecnologiche organizzato a Roma dall'Accademia insieme a Fondazione Edison e Cranec, nell'ambito di una ricerca supportata dalla Fondazione Cariplo.
"L'Europa si è dotata di alcune grandi piattaforme, che hanno permesso una concentrazione di ricercatori e di finanziamenti impossibile per i singoli Paesi", dice all'ANSA Quadrio Curzio. "Ma ora bisogna proseguire verso nuove piattaforme che possano contrastare la debolezza strutturale dell'Ue rispetto a giganti americani come Google, Amazon e Microsoft", aggiunge. "A sua volta, l'Italia deve potenziare i rapporti con le piattaforme europee, ma anche realizzare strutture proprie, che abbiano un nucleo centrale ed una diffusione su tutto il territorio".
Allo stesso tempo, servono nuovi criteri per assegnare i fondi per la ricerca, abbandonando la 'retorica dell'eccellenza', come sostiene la senatrice a vita Elena Cattaneo, coordinatrice del Centro di ricerca coordinata UniStem dell'Università di Milano e membro dell'Accademia: "Il criterio dell'eccellenza è inutile, poiché la sua stessa definizione è estremamente variabile, e quindi non dovrebbe essere utilizzato per assegnare finanziamenti", aggiunge Cattaneo. "In Italia, questa convinzione di dover concentrare i fondi - assegnati senza competizione e senza vincoli - in pochi centri privati considerati 'eccellenti' ha penalizzato molto la capacità scientifica del Paese".
Sul tema delle decisioni arbitrarie e imposte interviene anche il ministro dell'Università e della Ricerca Maria Cristina Messa: "Non vogliamo creare nuove strutture che cadano dall'alto, ma aggregare le competenze che sappiamo essere forti nel nostro Paese, puntandole in direzione delle principali tematiche di interesse". Le piattaforme che meritano maggiormente di essere finanziate, secondo il ministro, sono quelle che tra i loro obiettivi hanno anche la creazione di spin-off e start-up. "Le prossime generazioni - osserva - lavoreranno in un ambiente molto più dinamico di quello a cui siamo abituati, ma per questo anche molto più rischioso dal punto di vista economico: hanno bisogno di tutto l'aiuto che possiamo dargli".
Tra l'infinitamente grande e l'infinitamente piccolo, astrofisica e fisica nucleare sono due settori che portano esempi importanti di piattaforme tecnologiche e scientifiche anche nel nostro Paese. "L'astrofisica sembra lontana, ma è vicinissima alla vita di tutti i giorni, basta pensare al Gps ed al Wi-Fi", dice Marco Tavani, presidente dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e socio dei Lincei. "L'Italia è oggi presente in tanti programmi nazionali e internazionali - continua Tavani - che coinvolgono grandi infrastrutture dalla gestione complessa". L'Inaf partecipa. ad esempio, ai grandi telescopi internazionali come lo Square Kilometre Array Observatory (Skao), il più grande radiotelescopio del mondo in costruzione in Australia e Sudafrica.
"La scienza produce tecnologia, ma spesso avviene anche il contrario, è un processo circolare", aggiunge Massimo Inguscio, del Laboratorio europeo di spettroscopia non lineare (Lens) di Firenze, professore emerito all'Università Campus Bio-Medico di Roma e membro dell'Accademia dei Lincei. "Una delle piattaforme sulle quali l'Italia risulta più avanti di molti altri Paesi - prosegue Inguscio - è quella per il calcolo quantistico distribuito", che sfrutta molti strumenti e dispositivi sparsi sul territorio. "Ciò è possibile perché l'Italia è attraversata da una grande 'spina dorsale' di fibra ottica - spiega ancora Inguscio - che consente a diversi centri e strumenti di parlare tra loro".
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