Negli ultimi 60 anni l’attesa tra la scoperta ed il riconoscimento del Premio Nobel è raddoppiata, con la metà dei vincitori che ormai deve pazientare per più di 20 anni: i più sfortunati sono coloro che ricevono il premio per la Chimica, con un tempo di attesa medio che è arrivato a 30 anni, mentre per la Medicina la media è di ‘soli’ 26 anni. Lo indica un’analisi condotta dalla rivista Nature e pubblicata sul loro sito. Secondo gli autori, se il divario continuerà ad aumentare, molti ricercatori potrebbero perdere il meritato riconoscimento del loro lavoro a causa della regola che vieta i premi postumi.
Nel testamento di Alfred Nobel si stabiliva che i premi dovessero essere assegnati a coloro che, nell’anno precedente, avevano prodotto il massimo beneficio per l’umanità. In realtà questo è successo solo pochissime volte ma, nella prima metà del ventesimo secolo, era normale che i vincitori del Premio Nobel avessero circa 30 anni, cosa che al giorno d’oggi è praticamente impossibile.
Secondo Yian Yin, ricercatore presso l’americana Cornell University di Ithaca, le ragioni di questo fenomeno potrebbero essere diverse. Innanzitutto, il numero complessivo di scoperte potrebbe aumentare ogni anno, quindi i premi non riuscirebbero a tenere il passo con il numero di persone che meritano di essere riconosciute. Inoltre, l’importanza di alcuni studi diventa evidente solo molto tempo dopo.
Oppure, il divario crescente potrebbe essere il segno di un calo delle ricerche davvero ‘dirompenti’, che cambiano i paradigmi del loro campo: ciò potrebbe indurre i comitati del Nobel a concentrarsi maggiormente sul passato. Questo aspetto trova una qualche conferma nel fatto che alcune scoperte sono state riconosciute molto velocemente anche in tempi recenti: ad esempio, lo sviluppo del sistema Crispr-Cas9, le forbici molecolari del Dna, è valso il Nobel per la Chimica 2020 a Jennifer Doudna ed Emmanuelle Charpentier appena 8 anni dopo la sua pubblicazione. Leggi l'articolo completo su ANSA.it