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Il cambiamento climatico minaccia anche il patrimonio culturale

Bonazza (Cnr), la ricerca deve sforzarsi di ascoltare le necessità del territorio

I rischi derivanti dal cambiamento climatico che possono colpire il patrimonio artistico e culturale non sono solo quelli derivanti da eventi estremi (fonte: Pixabay)

Redazione Ansa

Il cambiamento climatico costituisce una seria minaccia anche per il patrimonio culturale, ma la ricerca ed i risultati scientifici in quest’ambito non hanno ancora portato a soluzioni e strumenti concreti per difenderlo. È dunque con l’obiettivo di incentivare il dialogo tra tutti gli attori coinvolti che si è svolto a Roma l’evento del Consiglio Nazionale delle Ricerche, organizzato nell’ambito delle celebrazioni per i suoi 100 anni.
“La ricerca deve fare uno sforzo per ascoltare le necessità del territorio, trovare un dialogo comune e far incontrare il lavoro svolto con le richieste”, ha detto all’ANSA Alessandra Bonazza, ricercatrice all’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del Cnr e tra gli organizzatori dell’evento.
I rischi derivanti dal cambiamento climatico che possono colpire il patrimonio artistico e culturale non sono solo quelli derivanti da eventi estremi, come l’alluvione dell’Emilia-Romagna. “Tra gli altri fattori ci sono anche le variazioni nelle precipitazioni, nelle temperature e nella quantità di radiazione solare”, spiega Bonazza: “Ad esempio, materiali come il marmo risentono di un’eccessiva radiazione solare. Non sono effetti immediatamente visibili, ma nel lungo termine possono portare ad un disgregamento del materiale”.
La soluzione, secondo la ricercatrice, sta in una migliore valutazione e quantificazione degli impatti e nella messa a disposizione di questi dati. “In situazioni di emergenza, il salvataggio dei beni culturali richiede una specifica formazione – prosegue Alessandra Bonazza – e l’approntamento di luoghi che abbiano specifiche condizioni microclimatiche”. In situazioni normali, invece, un esempio è fornito da una soluzione recentemente adoperata per i templi dell’Isola di Malta: “In quel caso, si è scelto di coprire parzialmente i monumenti con strutture removibili – conclude la ricercatrice Isac-Cnr –che forniscono protezione e creano anche delle particolari condizioni microclimatiche”.
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