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La storia della Porta di Babilonia nelle impronte del campo magnetico

Ricostruita grazie all'archeomagnetismo

La Porta di Babilonia (fonte: Museo di Pergamo, da Flickr)

Redazione Ansa

L'analisi dei segni impressi dal campo magnetico terrestre durante la realizzazione dei mattoni, hanno permesso di ricostruire la storia della Porta di Babilonia, edificata dal Re Nabucodonosor II e conservata a Berlino, nel Museo di Pergamo. L'archeomagnetismo ha permesso in questo modo di confermare che il monumento venne realizzato dopo la conquista di Gerusalemme del 586 a.C. Pubblicato sulla rivista Plos One, il risultato si deve alla ricerca coordinata dall'Italia, con il gruppo dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia guidato da Anita Di Chiara, e alla quale hanno partecipato il Museo di Pergamo e le università di San Diego e Tel Aviv.

La Porta di Babilonia, detta anche Porta di Ishatar, una delle piu' importanti divinita' del pantheon babilonese, e' uno dei monumenti piu' noti e meglio conservati di quell'antica civilta' mediorientale. Alta 14 metri e larga 11, l'intera struttura e' realizzata in terracotta rivestiti da smalti colorati, in gran parte blu, e oro e bassorilievi che rappresentano soprattutto piante e animali.

Si ritiene che la porta venne fatta edificare, sia a scopi difensivi che di culto, dal Re Nabucodonosor II (regnante dal 605 al 562 a.C.) in onore della dea dell'amore e della guerra Ishtar per celebrare la conquista della citta' nel 586 a.C. Ma secondo gli archeologici vari indizi fanno ipotizzare che la porta sia stata in realta' realizzata in piu' fasi, almeno tre. Per dare un supporto agli studiosi sono stati analizzati alcuni piccoli frammenti dei mattoni con la tecnica dell'archeointensita' , vale a dire l'analisi della forza del campo magnetico terrestre rimasto 'impresso' nei mattoni al momento della loro fabbricazione.

"Se i mattoni fossero stati prodotti nello stesso momento - ha detto Di Chiara - avrebbero registrato la stessa intensita' del campo magnetico. Se, viceversa, i valori della forza del campo magnetico misurati in laboratorio fossero diversi, significherebbe che sono stati fabbricati in momenti diversi". I risultati, ha aggiungo la ricercatrice dell'Ingv, "hanno rivelato che l'intensita' registrata e' statisticamente indistinguibile e probabilmente successiva alla conquista di Gerusalemme avvenuta nel 586 a.C.".

Generalmente la datazione archeomagnetica ha incertezze di secoli perchè le variazioni del campo magnetico terrestre sono molto lente, ma in questo caso la maggiore precisione si deve a u'anomalia del campo magnetico terrestre chiamata 'anomalia dell’Età del Ferro', caratteriszzata da una variazione dell’intensità avvenuta molto rapidamente nell’arco di pochi secoli.

“Le analisi che abbiamo effettuato nel Laboratorio di Paleomagnetismo dell’Università di San Diego - osserva Di Chiara - hanno rivelato che l’intensità registrata è statisticamente indistinguibile e probabilmente successiva alla conquista di Gerusalemme avvenuta nel 586 a.C.”.

 

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