Leone, aquila, toro, fico e aratro: i cinque simboli inscritti sui templi dell'antica città assira di Dur-Sarrukin (l'attuale Khorsabad in Iraq) rappresentavano cinque costellazioni che servivano a riprodurre il suono del nome del re Sargon II, rendendolo così immortale fra le stelle. A risolvere l'enigma, a 2.
Dal confronto con i geroglifici egizi si era intuito che potessero essere un riferimento al sovrano, anche se non era chiaro in che modo lo rappresentassero. Worthington sostiene che i cinque simboli letti nella giusta sequenza contengono i suoni che compongono il nome assiro del sovrano Sargon, che regnò dal 721 al 704 a.C. Lo stesso varrebbe anche per la versione più corta trovata in alcuni siti archeologici, con solo tre simboli (leone, fico, aratro). Inoltre, sempre secondo lo studioso, i simboli possono essere interpretati anche come costellazioni (alcune ancora oggi visibili, altre non più) associate alle divinità Anu ed Enlil. “L’effetto - spiega l'assiriologo - è quello di collocare il nome di Sargon nei cieli per tutta l’eternità, un modo intelligente per rendere immortale il nome del re”.
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