La rivoluzione dei telescopi spaziali del futuro è una nuvola di sottilissime polveri riflettenti, che potrebbe sostituire i costosi e pesanti specchi usati negli osservatori tradizionali abbattendo i costi fino a 100.000 volte.
“La difficoltà per lo sviluppo di telescopi spaziali più potenti è legata alla dimensione dello specchio primario", ha spiegato Quadrelli all'ANSA. ''Il telescopio James Webb, che sarà lanciato nel 2018, ha uno specchio di oltre 6 metri e farne di più grandi è un grandissimo problema, sia di costi che di trasporto in orbita”. Per superare questo limite Quadrelli lavora su più idee e una delle più promettenti è quella di rivoluzionare la tecnologia degli specchi, trasformandoli in nuvole di polveri riflettenti.
“L'idea è quella di 'spezzettare' i grandi specchi fino ad ottenere una nuvola di granelli molto piccoli, delle dimensione di pochi micron, che possono essere allineati a formare un piano grazie a dei laser”, ha detto Quadrelli. Grazie a questa specialissima nuvole si otterrebbe uno specchio sottilissimo formato da miliardi di nanospecchi: un metodo che elimina i costi per produrre specchi 'monolitici', i complessi dispositivi di allineamento e gli enormi pesi: un abbattimento dei costi di 10.000 o 100.000 volte.
L'unico inconveniente è che l'immagine risulta spezzettata in miliardi di frammenti. Tuttavia i ricercatori sono ottimisti e le prove fatte dal Jpl in collaborazione con il Politecnico di Rochester ha permesso di ricostruire correttamente l'immagine di una stella doppia riflessa dalla nuvola di particelle riflettenti. Il prossimo obiettivo sarà quello di sperimentare, forse entro 5 anni, questa tecnologia sulla Stazione Spaziale Internazionale, in ambiente di gravità zero. Se i risultati dovessero essere positivi, si potrebbe arrivare ai telescopi-nuvola entro 10 o 20 anni.
Parallelamente i ricercatori stanno lavorando alla realizzazione di telescopi a schiera, ossia telescopi, che perfettamente allineati e disposti nei punti giusti, possano funzionare come un unico strumento. Due tecnologie che, combinate fra loro, potrebbero permettere di avere in orbita decine di telescopi molto leggeri che, tutti insieme, funzionerebbero come n super-telescopio con un gigantesco specchio dal diametro di decine di metri e così potente da poter studiare la composizione dei pianeti esterni al Sistema Solare.
La rivoluzione dei telescopi è in una 'nuvola'
I grandi specchi sostituiti da nubi di particelle riflettenti