Come in un romanzo d'avventura, ha tenuto il mondo con il fiato sospeso, dalla discesa sulla cometa, all'atterraggio, al capitombolo che lo ha fatto restare al buio e incastrato in un burrone: Philae è stato il primo veicolo costruito dall'uomo a posarsi sul suolo di uno di questi fossili del Sistema Solare ed è stato il compagno di viaggio della sonda che ha concluso oggi la sua missione.
Realizzato da un consorzio al quale ha partecipato anche l'Agenzia Spaziale Italiana (Asi), il lander Philae della missione europea Rosetta era stato lanciato il 2 marzo del 2004.
La sonda ha perso i contatti con Philae dopo un paio di giorni dall'atterraggio, ma non ha mai smesso di cercarlo, sorvolando la cometa e scattando foto della superficie. Nel giugno del 2015 si era riaccesa la speranza di rimettere in funzione il veicolo: l'avvicinamento della cometa al Sole aveva infatti permesso ai pannelli solari di Philae di avere l'energia necessaria per riattivare le comunicazioni. Ma purtroppo i contatti sono stati brevi e a intermittenza e si sono chiusi definitivamente il 9 luglio.
Nelle foto in cui è stato ritrovato, scattate da Rosetta il 2 settembre scorso, si vede il lander in bilico e si capisce subito perché i suoi pannelli non hanno potuto più raccogliere l'energia per comunicare ed eseguire correttamente tutti gli esperimenti, in particolare il trapano italiano Sd2, realizzato da Leonardo-Finmeccanica, sotto la responsabilità scientifica di Amalia Ercoli Finzi, del Politecnico di Milano. Tuttavia, Philae ha sfruttato le poche ore di autonomia delle batterie per fare il massimo consentito dalle sfortunate condizioni e nonostante l'incidente è riuscito a portare a termine molti dei suoi obiettivi. Addirittura il 'ruzzolone' è stato anche provvidenziale: ha permesso di raccogliere dati inattesi grazie ai quali è stato scoperto che la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko non ha un campo magnetico
Philae, il primo veicolo a posarsi su una cometa
Dal trapano italiano al capitombolo nel crepaccio