I composti alla base della vita sono arrivati sulla Terra dallo spazio interstellare e potrebbero essere comuni a molti pianeti esterni al Sistema Solare: lo indicano i composti organici scoperti sulla cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko, la prima sulla quale nel 2014 si è posato un veicolo costruito dall'uomo: la sonda Rosetta dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa)
È quanto emerge dalle analisi più recenti dei materiali presenti sul nucleo della cometa 67P, fatte dallo strumento italiano Virtis (Visual, Infra-Red and Thermal Imaging Spectrometer) a bordo della sonda, realizzato da Leonardo con il contributo dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e sotto la responsabilità scientifica dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf). I dati sono pubblicati sulla rivista Nature Astronomy, nella ricerca coordinata da Andrea Raponi, dell’Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali dell’Inaf (Iaps-Inaf).
Le analisi mostrano per la prima volta su una cometa chiare tracce di composti organici formati da catene di atomi di carbonio e idrogeno. "Le nostre analisi indicano una composizione simile a quella che si osserva nel mezzo interstellare e in alcune meteoriti rinvenute sulla Terra, suggerendo una continuità tra questi ambienti. Possiamo dire - ha sottolineato Raponi - che questi risultati mettono in collegamento le stelle con la Terra".
L’ipotesi è che i composti organici presenti nello spazio interstellare siano stati catturati nella nube primordiale dalla quale si è formato il Sistema Solare, rimanendo intrappolati nelle sue regioni più fredde e periferiche in piccoli oggetti come asteroidi e comete. Questi corpi celesti sono rimasti inalterati nel tempo e negli impatti sui pianeti, compresa la Terra, "possono aver fornito il materiale organico alla base dei mattoni della vita. Questo affascinante scenario - ha concluso il ricercatore - suggerisce che lo stesso materiale organico possa essere piovuto sia sulla Terra che su altri sistemi planetari”.
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