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La Terra ha incontrato la sua nuova 'mini-luna'

Asteroide o detrito spaziale, l'identità ancora incerta

Rappresentazione artistica di un asteroide vicino alla Terra (fonte: Pixabay)

Redazione Ansa

E' avvenuto martedì 1 dicembre, alle 9:47 ora italiana, l'attesissimo incontro ravvicinato tra la Terra e la sua nuova 'mini-luna' 2020SO: il misterioso oggetto catturato dalla gravità terrestre (forse un asteroide o molto più probabilmente un detrito spaziale) è passato vicino al nostro pianeta senza comportare rischi, alla distanza di circa 50.000 chilometri, pari al 13% della distanza che separa Terra e Luna. I telescopi di mezzo mondo hanno seguito il passaggio di questo strano visitatore, invisibile a occhio nudo. 

Il passaggio è avvenuto all'indomani dell'eclissi di penombra con cui la Terra ha debolmente offuscato l'83% del disco lunare: lo spettacolo, culminato quando in Italia erano le 10:44, è durato 4 ore e 21 minuti, risultando visibile da Asia, Australia e America. E' come se la Terra avesse voluto oscurare la Luna per nasconderle l'imminente 'tradimento' con il suo nuovo 'partner occasionale', l'oggetto 2020SO: scoperto il 17 settembre 2020 dal telescopio Pan-Starrs 1, è stato inizialmente identificato come un asteroide di 4-12 metri di diametro.

Osservazioni successive, fatte anche grazie al telescopio Cassini dell'Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) di Bologna, hanno invece alimentato l'ipotesi del detrito spaziale. "Si tratta quasi sicuramente del secondo stadio di un razzo Atlas-Centaur usato nel settembre 1966 dalla Nasa per lanciare la sfortunata sonda lunare Surveyor 2, che poi si schiantò sulla superficie lunare in un punto tuttora sconosciuto", spiega sul sito Media Inaf l'astronoma Giovanna Stirpe, dell'Inaf di Bologna.

Dopo il 'saluto' alla Terra del primo dicembre, 2020SO sarà di nuovo protagonista il 2 febbraio 2021 di un altro passaggio ravvicinato, anche se meno stretto: "passerà a circa 220 mila chilometri di distanza e poche settimane dopo si libererà dall'abbraccio con la Terra", conclude l'astrofisico Gianluca Masi, responsabile del Virtual Telescope.

 

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