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Trovate molecole organiche nella periferia della Via Lattea

In cinque nebulose planetarie, raccontano di stelle morenti

M1-7 è fra le nebulose alla periferia della Via Lattea in cui sono state individuate molecole organiche (fonte: Chuck Ayoub da Wikipedia)

Redazione Ansa

Dopo la scoperta nel cuore della Via Lattea di uno dei mattoni della vita, l'it/canale_scienza_tecnica/notizie/spazio_astronomia/2021/05/25/nella-via-lattea-una-molecola-spia-dellorigine-della-vita-_f27f7146-ab59-49aa-806f-13d096729f89.html)">etanolammina, altre molecole organiche sono state individuate nella nostra galassia, stavolta in cinque diverse nebulose planetarie che si trovano nelle regioni periferiche. È quanto emerge dalle osservazioni condotte dai ricercatori dell'Università americana dell'Arizona, coordinati da Lucy Ziurys, e presentate nel Congresso della Società astronomica americana (Aas). Secondo gli astronomi, queste molecole raccontano di stelle morenti nei sobborghi della Via Lattea.

Ziurys e i suoi colleghi, grazie al radiotelescopio Alma (Atacama Large Millimeter Array) dell'Osservatorio Europeo Meridionale (Eso), hanno trovato le firme di molecole organiche come l'acido cianidrico, il monossido di carbonio e lo ione formile in cinque nebulose planetarie: M2-48, M1-7, M3-28, K3-45 e K3-58.

I segnali radio emessi da queste molecole organiche, spiegano gli esperti, permettono di delineare le forme delle cinque nebulose, rivelandone caratteristiche finora inedite, come la presenza di getti di materia dalle suggestive forme di archi e lobi. E con un dettaglio senza precedenti, equivalente all'osservazione di una moneta da una distanza di circa quattro chilometri.

Le osservazioni presentate al congresso degli astronomi americani, spiega Ziurys, "rafforzano l'idea che le nebulose planetarie servano come fonti per disseminare nel mezzo interstellare molecole che rappresentano alcuni degli ingredienti di base nella formazione di nuove stelle e pianeti. La nostra idea - conclude l'astronoma - è che le nebulose planetarie forniscano, infatti, il 90% del materiale nel mezzo interstellare, con le supernovae (stelle che esplodono alla fine del loro ciclo vitale) che aggiungono il rimanente 10%".

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