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La lunga caccia al buco nero della Via Lattea

Dopo anni di sospetti

Redazione Ansa

Il primo indizio, 48 anni fa, era stato il movimento delle stelle intorno a quello che aveva tutta l'aria di essere un corpo invisibile, compatto e molto massiccio al centro della Via Lattea. Da allora sono stati raccolti indizi sempre più importanti e finalmente la prima foto ha fornito adesso la prova definitiva che il buco nero Sagittarius A* esiste davvero.

"Si parlava di un buco nero al centro della Via Lattea già nel 1974", dice all'ANSA Ciriaco Goddi, di Università di Cagliari, Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e Istituto nazionale di Fisica Nucleare (Infn). "La prima osservazione - aggiunge - era stata fatta dall'osservatorio americano di Green Bank, con 4 radiotelescopi che lavoravano su frequenze radio basse. Avevano visto una sorgente compatta e la spiegazione più plausibile era che si trattasse di un buco nero". Anni dopo, quella sorgente è stata chiamata Sagittarius A*.

Negli anni successivi sono state fatte molte altre osservazioni, utilizzando diverse lunghezze d'onda. "Nel 1997 - prosegue Goddi - è stata fatta la prima osservazione con due antenne europee, i cui risultati sono stati pubblicati nel 1998".
Due anni più tardi un altro articolo prevedeva la possibilità teorica di poter vedere, in futuro, quella che i ricercatori chiamano l'ombra di un buco nero, ossia un'immagine nella quale la materia ruota intorno a una zona di confine oltre la quale non è più possibile vedere nulla, il cosiddetto orizzonte degli eventi.

"Nel 2007 - dice Nicola Marchili dell'Inaf - è stato fatto il primo esperimento nel quale tre radiotelescopi sono stati puntati verso il centro della Via Lattea, in una triangolazione che nel 2008 ha permesso di stimare la dimensione della sorgente. "Non era ancora una prova, ma l'ipotesi del buco nero sembrava sempre più probabile", rileva Marchili. "Il punto era: se è un buco nero deve esserci l'ombra".

Osservazioni analoghe sono state pubblicate nel 2012 su buco nero della galassia M87, quello fotografato nel 2019. "A poco a poco la collaborazione Event Horizon Telescope (Eht) si arricchita di altri radiotelescopi, fino agli otto che sono riusciti a catturare l'immagine di Sagittarius A*. "Adesso - dicono i ricercatori - finalmente lo abbiamo visto".

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