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Juice, è pronto l’occhio che osserverà le aurore di Giove

E' lo strumento Majis, costruito da un consorzio franco-italiano

Redazione Ansa

È pronto all’azione ‘l’occhio’ della sonda Juice dell’Agenzia Spaziale Europea in viaggio verso Giove: lo strumento chiamato Majis, costruito da un consorzio franco-italiano, ha infatti completato i test in volo e si appresta dunque a studiare nubi e aurore del pianeta, così come la composizione superficiale delle sue lune ghiacciate Ganimede, Callisto ed Europa. La realizzazione di Majis, che lavora nel visibile e nel vicino infrarosso, è stata guidata dall’Istituto di Astrofisica Spaziale di Orsay e finanziata dal Centro Nazionale francese per gli Studi Spaziali e dall’Agenzia Spaziale Italiana. L'Istituto Nazionale di Astrofisica ha coordinato la proposta originale dello strumento e la messa a punto delle componenti italiane, realizzate presso Leonardo.

“La scorsa settimana, lo specchio di scansione e l'otturatore sono stati attivati e azionati in modo impeccabile”, racconta Giuseppe Piccioni, co-responsabile dello strumento per l’Inaf. “Sono state poi eseguite osservazioni delle sue lampade di calibrazione interne, confermando le eccellenti prestazioni dello strumento. Majis è quindi pronto per compiere la sua missione – aggiunge Piccioni – ovvero studiare la composizione della superficie e l'esosfera delle lune ghiacciate e caratterizzare la composizione e la dinamica dell'atmosfera di Giove”.

Tra gli obiettivi di Majis riveste particolare importanza l’analisi di composti diversi dal ghiaccio d’acqua, che si sanno essere presenti sulle lune di Giove, come sali minerali e composti organici. In questo modo, lo strumento svilupperà ulteriormente le competenze maturate con Jiram, il dispositivo che si trova già attorno a Giove, a bordo della sonda Juno della Nasa. “Il completamento dei primi test in volo è un passo importantissimo, che instilla grande ottimismo per il prosieguo della missione Juice”, commenta Raffaele Mugnuolo, responsabile per l'Unità di esplorazioni, infrastrutture e satelliti dell’Asi: “Si tratta di uno strumento complicatissimo che ripagherà in termini di ritorno scientifico senza precedenti”.

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