La Cina punta a realizzare una rete di 9 telescopi in orbita attorno alla Luna per studiare l'alba dell'universo, ossia il momento in cui comparvero bagliori delle prime stelle, qualche centinaio di milioni di anni dopo il Big Bang. Il progetto, chiamato Hongmeng, potrebbe diventare operativo nel 2026 e aprirebbe una finestra nuova su una porzione dell’universo finora quasi del tutto invisibile.
“C’è una serie di vantaggi nell’inviare una costellazione di telescopi in orbita invece che in superficie perché è tecnicamente molto più semplice”, ha detto Xuelei Chen, ricercatore dell’Agenzia spaziale cinese (Cnsa) intervistato dal sito specializzato Space.com. “Non ci sarebbe bisogno di atterraggio e dispiegamento, e siccome il periodo orbitale lunare è di due ore possiamo usare l'energia solare. Una soluzione più semplice rispetto a istallarlo sulla superficie lunare – ha aggiunto Chen – dove se vuoi osservare durante il periodo della notte lunare devi fornire l'energia per quasi 14 giorni”.
Il progetto prevede l’inserimento in orbita lunare di 8 piccoli satelliti e un telescopio principale che muovendosi in modo sincronizzato sarebbero in grado di comportarsi come un telescopio molto più grande e cogliere alcune radiazioni elettromagnetiche impossibili da osservare dalla Terra, in quanto vengono in parte filtrate ed eliminate dall’atmosfera e in parte ‘cancellate’ da altre radiazioni.
L’obiettivo del progetto Hongmeng sarebbe in particolare quello di osservare le tracce di luce al di sotto dei 30 megahertz, ossia le radiazioni risalenti alla cosiddetta epoca oscura, quando l’universo giovane era ancora permeato da una fitta nebbia di gas che non permetteva alla luce di muoversi liberamente. Già da tempo la Luna è considerata uno dei luoghi migliori per istallare osservatori per questo tipo di lunghezze d’onda da cui si potrebbero scoprire molti dettagli finora sconosciuti sulle prime fasi dell’universo e il progetto cinese semplificherebbe alcuni degli ostacoli maggiori.