C'è il fosforo, uno degli ingredienti della vita così come la conosciamo, in un oceano diverso da quelli terrestri: la sua presenza è stata confermata su Encelado, una delle lune di Saturno, che ospita un vasto oceano liquido sotto uno spesso strato ghiacciato. La scoperta, pubblicata sulla rivista Nature e guidata dall’Università Freie di Berlino, è stata possibile grazie ai dati raccolti dalla missione Cassini-Huygens, di Nasa, Agenzia Spaziale Europea e Agenzia Spaziale Italiana lanciata nel 1997 e terminata 20 anni dopo.
“C’è grande interesse per il fosforo perché è uno dei mattoncini fondamentali per la vita come la conosciamo”, dice all’ANSA Gianrico Filacchione, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Astrofisica. “Avevamo già indizi in tal senso e ora abbiamo un’ulteriore conferma”. Infatti, uno studio pubblicato nel 2022 sulla rivista dell'Accademia delle Scienze degli Stati Uniti, Pnas, e guidato dall’Università delle Scienze e della Tecnologia della Cina aveva già fornito una stima iniziale dell’abbondanza di questo elemento su Encelado.
I ricercatori guidati da Frank Postberg hanno ora analizzato i frammenti di ghiaccio espulsi dall’oceano sotterraneo della luna ghiacciata e raccolti dalla sonda Cassini: i dati non mostrano solo la presenza di fosforo, ma suggeriscono anche che la sua concentrazione potrebbe essere almeno 100 volte superiore a quella degli oceani terrestri. “Essendo misurazioni non dirette, c’è sempre un margine di incertezza”, dice ancora Filacchione, che ha fatto anche parte del team scientifico della missione Cassini-Huygens. “Il fosforo è già stato trovato in altri oggetti come le comete, quindi l’elemento era presente al momento della formazione del Sistema Solare, ma è la prima volta che viene rilevato in un oceano non appartenente al nostro pianeta”.
Una situazione simile potrebbe però ripetersi con alcuni satelliti di Giove, in particolare Europa, che attende la visita di due missioni: Juice dell’Agenzia Spaziale Europea ed Europa Clipper della Nasa. “Sono allo studio anche missioni future per tornare su Encelado, scendendo sulla sua superficie”, afferma Gianrico Filacchione. “Si tratta di progetti molto complicati per diversi motivi: la grande distanza, le temperature di oltre -200 gradi che gli strumenti si troverebbero ad affrontare e la scarsissima radiazione solare”.