Un bagliore verde nel cielo notturno di Marte è stato osservato per la prima volta nel campo del visibile dalla sonda Trace Gas Orbiter (Tgo) della missione ExoMars dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa). Il fenomeno, rilevato durante l'inverno al polo sud, è dovuto agli atomi di ossigeno che si uniscono in molecole ed è così intenso che potrebbe risultare visibile e sfruttabile come fonte di illuminazione da eventuali astronauti. Lo indica lo studio pubblicato sulla rivista Nature Astronomy dall'Università belga di Liegi.
La presenza di simili bagliori nell'atmosfera di Marte era già stata ipotizzata da una quarantina di anni, ma solo una decina di anni fa è stata osservata per la prima volta, nello spettro infrarosso, dalla sonda Mars Express dell'Esa. Nel 2020 il Tgo ha fatto la prima rilevazione nel campo del visibile, ma nella parte del pianeta illuminata dal Sole. A distanza di tre anni, ecco la prima rilevazione nella parte in ombra. A realizzarla è stato lo strumento Nomad, un esperimento condotto dall'Istituto reale di aeronomia spaziale del Belgio in collaborazione con Spagna, Regno Unito e Italia (attraverso l'Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali dell'Inaf).
Il fenomeno del bagliore notturno è legato agli atomi di ossigeno, gli stessi che si formano sul lato diurno di Marte quando la luce solare induce la scissione delle molecole di anidride carbonica. Quando questi atomi di ossigeno vengono trasportati dai venti verso il lato notturno, smettono di essere eccitati dal Sole, si appaiano e formano molecole di ossigeno emettendo luce a latitudini comprese tra 40 e 60 chilometri.
Lo studio del fenomeno può fornire numerose informazioni sulla composizione e le dinamiche di una regione dell’atmosfera difficile da misurare, nonché sulla densità dell’ossigeno. Può anche rivelare come l’energia viene depositata sia dalla luce del Sole che dal vento solare.