Interessi scientifici e commerciali rischiano di scontrarsi anche su un terreno molto distante, quello della Luna. La corsa all’estrazione di minerali e altre risorse, che è tra gli obiettivi di tante missioni future dirette sul nostro satellite, minaccia infatti molti siti di grande interesse scientifico, come i crateri ricchi di ghiaccio che si trovano sul lato nascosto della Luna. In un articolo pubblicato sulla rivista Science, gli astronomi lanciano dunque un appello: è urgente stabilire delle regole per lo sfruttamento del suolo lunare, in vista dei tanti veicoli di aziende private che presto vi sbarcheranno, e del ritorno dell’uomo sul satellite della Terra grazie al programma Artemis della Nasa.
I ricercatori temono che le attività minerarie alla ricerca di elementi rari possano minacciare luoghi unici. Alcuni crateri sul lato nascosto, ad esempio, si trovano permanentemente al di sotto di 225 gradi, fatto che li rende i luoghi più freddi dell’intero Sistema Solare, e contengono grandi riserve di ghiaccio forse accumulate nel corso di migliaia di anni grazie agli impatti con gli asteroidi. Si tratterebbe, dunque, di un’inestimabile testimonianza dell’arrivo dell’acqua anche sulla Terra. Inoltre, questi crateri sarebbero i luoghi ideali per grandi telescopi a infrarossi, che necessitano di freddo estremo per il loro funzionamento.
Ma questi crateri, e l’acqua contenuta al loro interno, saranno anche un obiettivo primario per le future basi lunari: oltre a fornire acqua potabile, infatti, il ghiaccio potrebbe essere scomposto in ossigeno, per i supporti vitali, e idrogeno, usato come propellente per i razzi. In più, l’attività mineraria causerebbe vibrazioni che potrebbero coprire i segnali delle onde gravitazionali, e solleverebbero polvere che andrebbe a depositarsi sugli specchi dei telescopi.
Gli astronomi sono ansiosi di proteggere anche la zona centrale della faccia nascosta della Luna, che risulta protetta dal grande ‘rumore’ delle onde radio emesse dalla Terra. Per questa sua preziosissima caratteristica, quest’area potrebbe ospitare enormi parabole radio e schiere di antenne larghe centinaia di chilometri, destinate a intercettare il debole sibilo prodotto dal gas idrogeno che riempiva l’universo prima che si accendessero le prime stelle. Ma il‘silenzio radio di questa zona è già minacciato: molte agenzie spaziali e aziende private stanno progettando flotte di satelliti in orbita lunare, che dovranno aiutare i rover a navigare sulla superficie e a trasmettere i loro dati alla Terra. Anche se i satelliti adottassero contromisure, come spegnersi mentre sorvolano i telescopi, gli strumenti elettronici presenti a bordo potrebbero comunque emettere segnali indesiderati.
Tutti i ricercatori, o quasi, considerano il ritorno sulla Luna come una grande opportunità, ma molti sottolineano che gli attuali trattati non forniscono sufficienti garanzie. Ad esempio, il Trattato sullo Spazio del 1967 impedisce alle nazioni di avanzare rivendicazioni territoriali sui corpi celesti, ma dice poco sulle attività di estrazione mineraria, e lo Space Act del 2015 consente esplicitamente alle aziende statunitensi di estrarre risorse per trarne profitto. Anche gli Accordi Artemis della Nasa, linee guida per l’esplorazione firmate da altri 31 Paesi, forniscono protezione ai siti storici come quelli di atterraggio delle missioni Apollo, e si impegnano per un ambiente sostenibile nello spazio, ma non proteggono esplicitamente le aree di valore scientifico.
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