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Ricostruita l'origine del lampo gamma più potente mai visto

Grazie al telescopio James Webb, è stato emesso dall’esplosione di una stella

Rappresentazione artistica del lampo di raggi gamma più potente mai rilevato, emesso da una supernova (fonte: Aaron M. Geller / Northwestern / CIERA / IT Research Computing and Data Services)

Redazione Ansa

Il mistero dell’origine del lampo di raggi gamma più potente mai rilevato, che ha colpito l’atmosfera terrestre il 9 ottobre 2022, è stato ora risolto grazie al telescopio spaziale James Webb, di Nasa, Agenzia Spaziale Europea e Canadese: ad emetterlo è stata una supernova, cioè una stella massiccia che, giunta alla fine della sua vita, è collassata e subito dopo esplosa. La conferma arriva dallo studio nature.com/articles/s41550-024-02237-4">pubblicato sulla rivista Nature Astronomy e guidato dall’Università americana Northwestern. La scoperta svela dunque un mistero, ma ne lascia un altro in sospeso: la ricerca non ha infatti trovato tracce nella supernova di elementi molto pesanti come platino e oro, che si pensava potessero essere prodotti da fenomeni molto energetici di questo tipo, e la questione della loro origine nell’universo resta così irrisolta.

Il lampo di raggi gamma noto come GRB 221009, prodotto a circa 2,4 miliardi di anni luce dalla Terra e durato poche centinaia di secondi, è stato così brillante da accecare la maggior parte dei rilevatori di raggi gamma del mondo. I ricercatori guidati da Peter Blanchard hanno quindi dovuto aspettare circa sei mesi che la luminosità del lampo si affievolisse abbastanza da consentire l’individuazione della sua sorgente. Sorprendentemente, la supernova che Jwst è riuscito ad osservare non raggiunge luminosità eccezionali, a differenza del lampo di raggi gamma che l’ha accompagnata.

Dopo aver confermato la presenza della stella esplosa, gli autori dello studio hanno poi cercato prove della presenza di elementi chimici pesanti al suo interno, senza trovarne alcuna. “Ciò non significa per forza che tutti i lampi gamma non producono elementi pesanti, ma è un’informazione chiave per continuare a cercare da dove provengono”, commenta Blanchard. “Le future osservazioni condotte con Jwst potranno accertare se i ‘fratelli’ meno brillanti del GRB 221009 producano o meno questi elementi”.

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