L'acqua presente sulla cometa 67P/Churyumov–Gerasimenko, la prima sulla quale si sia mai posato un veicolo spaziale, ha una firma molecolare simile a quella dell'acqua degli oceani terrestri. Lo indica la nuova analisi delle polveri, che dimostra il contrario di quanto era stato dedotto dalle misurazioni fatte nella missione Rosetta dell'Agenzia Spaziale Europea, che nel 2012 aveva rilasciato sulla cometa il lander Philae.
Quelle misure erano state falsate dalla polvere cometaria, indica lo studio guidato dal Goddard Space Flight Center della Nasa e pubblicato sulla rivista Science Advances. La ricerca rivaluta di fatto il ruolo delle comete come portatrici di acqua sulla Terra.
Per tracciare l'origine dell’acqua nel Sistema solare, solitamente si valuta la presenza al suo interno di deuterio (un raro isotopo dell'idrogeno) calcolandone il rapporto con l'idrogeno normale. Il deuterio si forma più facilmente con il freddo e siccome le comete in genere vengono da luoghi remoti del Sistema Solare, ne contengono una quantità superiore rispetto a quella di corpi simili più vicini al Sole, come gli asteroidi.
Oltre 20 anni di studi sulle comete gioviane (che si sono formate oltre l'orbita di Saturno con materiale del Sistema solare primordiale) hanno mostrato che la loro acqua ha un forte legame con quella terrestre. "Si iniziava a pensare che queste comete avessero svolto un ruolo importante nel portare acqua sulla Terra", ricorda Kathleen Mandt della Nasa. Nel 2014, però, le misurazioni fatte dalla sonda Rosetta sulla cometa 67/P (una cometa gioviana, per l'appunto) avevano rimesso tutto in discussione.
Era stata infatti misurata la più alta concentrazione di deuterio mai rilevata su una cometa, tre volte più alta di quella degli oceani terrestri. I ricercatori guidati da Kathleen Mandt hanno quindi deciso di rivedere le oltre 16.000 misurazioni di Rosetta utilizzando una tecnica avanzata di calcolo statistico. In questo modo hanno scoperto che la polvere dispersa dalla cometa aveva alterato i valori relativi al deuterio e che le rilevazioni più attendibili sono quelle prese ad almeno 120 chilometri dal corpo della cometa. I valori riscontrati a quella distanza sono profondamente diversi e mostrano un rapporto tra deuterio e idrogeno simile a quello dell’acqua terrestre.
Leggi l'articolo completo su ANSA.it