Le parole dell'ex presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter continuano a viaggiare nello spazio interstellare anche dopo la sua morte: sono quelle che decise di inviare come saluto a eventuali civiltà aliene nel 1977, mediante un breve messaggio che venne registrato su un disco di rame placcato d'oro (il Voyager Golden Record) lanciato a bordo delle sonde Voyager della Nasa (attualmente in volo oltre i confini del Sistema solare) come una sorta di capsula del tempo, con tanto di suoni e immagini che rappresentano le diverse forme di vita e di cultura della Terra.
"Questo è un regalo da un piccolo mondo distante, un simbolo dei nostri suoni, della nostra scienza, delle nostre immagini, della nostra musica, dei nostri pensieri e dei nostri sentimenti", affermava Carter nel messaggio registrato sul Voyager Golden Record.
Carter è stato il 39esimo presidente degli Stati Uniti dal 1977 al 1981, il periodo in cui la Nasa ha lanciato le due sonde Voyager, ha aperto il corpo astronautico a donne e persone di colore, e la prima stazione spaziale americana (Skylab) è ricaduta sulla Terra. La più grande eredità di Carter al programma spaziale, però, è stato il sostegno allo sviluppo dello Space Shuttle in un periodo di importanti tagli alla spesa pubblica.
"Non ero entusiasta di inviare esseri umani in missioni su Marte o nello spazio - ha detto Carter in un'intervista del 2016 al sito Ars Technica - ma pensavo che lo shuttle fosse un buon modo per continuare il buon lavoro della Nasa. Non volevo sprecare i soldi già investiti".
"Il presidente Carter è stato un esempio di servitore pubblico, dedicando la sua vita a rendere il nostro mondo un posto migliore: ci ha mostrato che ogni singola persona ha il potere di fare la differenza", afferma il capo della Nasa Bill Nelson nel suo messaggio di cordoglio per la scomparsa dell'ex presidente Usa. Carter "ha incarnato il meglio dell'umanità e la sua vita e la sua eredità sono un esempio per gli Stati Uniti e il mondo".
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