La durata delle ere glaciali puo' essere calcolata grazie ad un semplice modello statistico, che tiene conto della radiazione solare e degli anni trascorsi dal precedente periodo caldo. Questo sistema, che avrebbe sicuramente semplificato la vita a Scrat, il simpatico scoiattolo dai denti a sciabola del film 'L'era glaciale', e' stato messo a punto dai ricercatori dello University College di Londra in collaborazione con l'Universita' di Cambridge e quella belga di Lovanio.
La cadenza con cui i ghiacci si espandono e si contraggono nell'emisfero settentrionale e' regolata da piccole variazioni dell'orbita terrestre e dell'inclinazione del pianeta sul suo asse. Tra 2,6 milioni e 1 milione di anni fa, questi cambiamenti hanno portato ad avere periodi interglaciali ogni 41.000 anni; nell'ultimo milione di anni, invece, i tempi si sono dilatati, con periodi interglaciali all'incirca ogni 100.000 anni.
In passato sono stati sviluppati diversi modelli capaci di riprodurre questa 'ritmicita'', ma per funzionare richiedevano molti input (ad esempio informazioni sul clima e l'atmosfera, come la concentrazione di anidride carbonica). Nessuno, pero', e' mai riuscito a spiegare esattamente la tempistica delle fasi interglaciali che si sono susseguite nell'ultimo milione di anni.
Il gruppo di ricerca guidato da Chronis Tzedakis ha centrato l'obiettivo grazie ad un nuovo modello statistico, che riesce a fornire risultati estremamente accurati usando solo due parametri: il tempo trascorso dal precedente scioglimento dei ghiacci e la media dell'esposizione quotidiana alla radiazione solare nel periodo estivo calcolata alla latitudine di 65 gradi nord.
Il 'ritmo' delle ere glaciali in una formula matematica
La loro fine calcolata in base alla radiazione solare