Sono circa un milione l'anno i fulmini che si abbattono sull'Italia e stanno diventando sempre più numerosi, complice la violenza con cui si scatenano i temporali. Nonostante ciò, i morti diminuiscono, e si calcola che negli ultimi 30 anni nel nostro Paese siano stati 600, in media 20 l'anno.
Si calcola che nel mondo i fulmini colpiscano in media mille persone l'anno e che siano per questo al secondo posto fra gli eventi naturali causa di morte. Nell'arco degli ultimi 10 anni le morti di questo tipo in Italia si sono ridotte a 10-15 l'anno, contro le 40-50 l'anno registrate in precedenza. Causa di questa riduzione, ha rilevato l'esperto, "sono stati probabilmente i migliori sistemi di isolamento", dai parafulmini ai salvavita, fino ai disaccoppiatori ottici, ossia i dispositivi che rompono la continuità della corrente elettrica, rendendo in questo modo più sicuri anche gli elettrodomestici durante i temporali.
Se da un lato le difese diventano sempre più efficienti, dall'altro i fulmini stanno diventando sempre più numerosi, anche sull'Italia. A fronte del fatto che la quantità acqua caduta nel corso di un anno sia costante, piove meno frequentemente. Di conseguenza ogni singolo temporale porta più acqua e diventa più intenso, portando con sé un maggior numero di fulmini. I mesi più a rischio sono luglio e agosto e gli alberi sono tra i bersagli ideali per i fulmini, come lo è tutto ciò che, svettando dal suolo, costituisce una sorta di "puntale" capace di attrarre la scarica elettrica.
Ci sono fulmini che si formano all'interno della nube o tra due nubi e quelli che si formano tra la terra e la nube. In generale nelle nubi le gocce di acqua in sospensione hanno cariche elettriche che, tutte insieme, generano un campo elettrico; quando una forte corrente verticale separa le gocce, si crea una differenza di potenziale che dà origine a una scarica elettrica molto forte, che può raggiungere anche 200.000 ampere. Essere colpiti da un fenomeno del genere, ad altissima velocità e in frazioni di secondo, comporta severe ustioni e la morte per arresto cardiaco.