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L'uomo il primo colpevole degli incendi

Complice il clima, con la siccità che vanifica la prevenzione

L'uomo è il primo responsabile degli incendi (fonte: skeeze/ Pixabay)

Redazione Ansa

Volontariamente o per semplice disattenzione, è sempre l'uomo il primo colpevole degli incendi, compresi quelli che stanno flagellando l'Italia in questi giorni, specialmente al Centro e al Sud: non è un caso che avvengano molto spesso in aree fortemente popolate o nelle loro vicinanze. Ma se temperature elevate e siccità non sono mai le cause primarie, di sicuro complicano la situazione, preparando un terreno fertile a incendi più gravi e difficili da gestire.

"In generale gli incendi sono di natura umana, volontaria o involontaria. Meteo e clima non li provocano, ma ne determinano l'estensione", ha osservato Antonello Provenzale, direttore dell'Istituto di Geoscienze e Georisorse del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Igg-Cnr). "Ad esempio - ha proseguito - il vento fa propagare gli incendi più velocemente e un clima più siccitoso fa sì che ci siano più piante secche a fare da combustibile per alimentare le fiamme".

I ricercatori hanno studiato l'andamento degli incendi in Italia e nell'Europa mediterranea, rilevando un trend in diminuzione a partire dal 2000, soprattutto grazie alle azioni preventive messe in atto. "Purtroppo aridità e siccità estiva vanificano gli sforzi, ma c'è ancora qualcosa che si può fare nel campo della prevenzione: sarebbe utile - ha aggiunto - una collaborazione internazionale tra i Paesi europei, per coordinare e rendere più efficace l'azione delle varie protezioni civili". Complice il riscaldamento globale, nei prossimi decenni il rischio di incendi boschivi nell'area mediterranea potrebbe aumentare, a causa di condizioni climatiche più aride, ha rilevato l'esperto riferendosi allo studio recentemente pubblicato sulla rivista Scientific Reports e nato da una collaborazione tra l'Igg-Cnr e le università di Barcellona, Lisbona e della California a Irvine.

La ricerca ha sviluppato modelli matematici in grado di prevedere pericolosità ed estensione degli incendi boschivi, mettendo in relazione siccità e aree bruciate. Per la prima volta, inoltre, ha permesso di capire che nell'aumento di estensione degli incendi contano di più le condizioni secche della stessa estate, mentre l'aridità estiva degli anni precedenti potrebbe addirittura ridurre gli incendi nell'anno in corso, poiché si sarà formato meno "combustibile", ossia meno piante e rami secchi da bruciare. "A maggior rischio sono, paradossalmente, le zone più settentrionali dell'Europa mediterranea, come Italia del Nord, Francia e Catalogna: gli ecosistemi di queste zone - ha concluso - si sono adattati meno nei secoli passati alla progressiva siccità che l'area sta sperimentando".

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