La sorgente di magma sotto l'Appennino meridionale potrebbe non essere un fenomeno isolato. E' probabile, anzi, che i terremoti indotti dalle intrusioni di magma siano possibili in altre aree. Per questo sono al nastro di partenza ricerche volte a cercarli in altre aree dell'Appennino e in altre catene montuose al di fuori dell'Italia, come quelle dell'Himalaya, dei monti Zagros, al confine tra Iraq e Iran, e la Cordigliera Nord-Americana.
"La prima cosa sarà verificare se in altre aree dell'Appennnino terremoti di magnitudo significativa possono essere associati a intrusioni di magma, come quello nell'area del Sannio-Matese", ha detto all'ANSA la sismologa Francesca Di Luccio, dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), che con il collega Guido Ventura ha descritto i primi terremoti del genere avvenuti in una catena montuosa nella rivista Science Advances. "L'obiettivo - ha aggiunto - è cercare di individuare le caratteristiche dei segnali e vedere se si trovano eventuali corrispondenze".
Profondità dei terremoti e onde simili a quelle dei sismi registrati nelle zone vulcaniche sono fra i primi campanelli di allarme dei quali i ricercatori andranno 'a caccia'. Di sicuro sarà una ricerca che richiederà anni, ma vale la pena affrontarla perché il fenomeno scoperto "è un elemento nuovo". Analizzando la sequenza sismica avvenuta nel Sannio-Matese fra il 2013 e il 2014 i ricercatori hanno visto che il meccanismo con cui le intrusioni di magma danno origine ai terremoti "è agevolato per il fatto che i sismi sono di tipo estensionale", vale a dire che quando l'Appennino viene sottoposto a una sorta di 'stiramento' da Sud-Est a Nord-Ovest "si possono aprire nella crosta terrestre fessure che diventano percorsi preferenziali per la risalita del magma", ha spiegato la sismologa.
Queste rotture della roccia, che non sono necessariamente le faglie, possono diventare vie di fuga per il magma quando anche pressione e temperatura creano un ambiente favorevole perché questo avvenga. I terremoti innescati dalle intrusioni di magma osservati nel Sannio-Matese sono i primi del genere finora documentati. "Non ne siamo a conoscenza. Li abbiamo osservati in aree vulcaniche, ma non abbiamo mai visto nulla del genere in zone di catene montuose". Per questo, ha concluso, "i risultati fin qui raggiunti aprono nuove strade non solo sui meccanismi dell'evoluzione della crosta terrestre, ma sull'interpretazione e significato della sismicità nelle catene montuose ai fini della valutazione del rischio sismico correlato".
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